Normativa di riferimento
Le seguenti indicazioni tecniche fanno riferimento a quanto previsto dai Regolamenti dell’Unione Europea che normano gli ambiti dell’agricoltura biologica inerenti alle produzioni vegetali: Reg. UE 848/2018 (relativo alla produzione biologica e all’etichettatura dei prodotti biologici – obiettivi, principi e norme generali), il Reg. UE 1165/2021 (utilizzo di taluni prodotti e sostanze nella produzione biologica). Le disposizioni applicative si trovano nel DM 229771/2022 e vanno a completare il quadro normativo nazionale.
Per quanto riguarda i prodotti fitosanitari i principi elencati in Allegato I (Sostanze attive contenute nei prodotti fitosanitari autorizzati per l’uso nella produzione biologica) del Reg. UE 1165/2021 e successive modifiche ed integrazioni, devono rispettare almeno le condizioni di uso specificate nell'allegato del Reg. (UE) n. 540/2011 (Reg. UE 1107/2009). Condizioni più restrittive per l’uso nella produzione biologica sono specificate nella seconda colonna di ciascuna tabella.
Per quanto riguarda i concimi, ammendanti e nutrienti, l’elenco di matrici presenti in Allegato II del Reg. UE 1165/2021 e successive modifiche, viene integrato a livello nazionale dall’Allegato 13 (Elenco dei fertilizzanti idonei all’agricoltura biologica) del Dlgs. 75/2010 e successive modifiche.
Il MASAF mette a disposizione alcune Banche Dati sui prodotti commerciali impiegabili in agricoltura biologica consultabili liberamente sulla piattaforma SIAN ai seguenti link:
Vocazionalità
L’ambiente climatico
I limiti di diffusione della vite nello spazio e la sua produttività sono notevolmente influenzati dai fattori climatici ed in particolare dalla temperatura dell’aria, della luce e dalla disponibilità di acqua. Anche in Emilia Romagna gli effetti della temperatura, sulla vocazionalità, sullo sviluppo e sulla produzione della vite sono strettamente legati alle diverse fasi fenologiche e dipendono oltre che dalle somme termiche anche dai valori minimi e massimi. In particolare va ricordato che bisogna evitare le aree ove la temperatura minima d’inverno si mantiene per una certa durata sotto i -15°C e le aree soggette a frequenti brinate primaverili.
Le diverse somme termiche esistenti in Emilia Romagna influenzano la scelta varietale.
L’ambiente pedologico
La vite anche grazie all’uso di diversi portinnesti si adatta un po’ a tutti i terreni coltivati in Emilia Romagna. É però evidente che la produzione ottenuta può risentire sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo delle diverse caratteristiche pedologiche. Quando ci si accinge all’impianto di un vigneto soprattutto nel caso di ristoppio bisogna considerare la possibile presenza di nematodi.
In Emilia Romagna, al momento, sono state rinvenute, associate alla vite, diverse specie di nematodi. Fra queste, le specie che principalmente possono arrecare un grave deperimento vegetativo alla vite sono:
- Xiphinema index oltre ad un danno diretto, può provocarne anche uno indiretto come vettore della virosi nota come “degenerazione infettiva della vite”. Questo nematode può essere presente in diversi tipi di terreno ma é presente, con maggior frequenza, in quelli sabbiosi che rappresentano l’habitat più favorevole al suo sviluppo.
- Meloidogyne sp. (nematodi galligeni) sono generalmente presenti nei terreni prevalentemente sabbiosi (Zona costiera dell’Adriatico).
Riguardo la difesa contro i nematodi si consiglia:
- l’acquisto di materiale di moltiplicazione proveniente da vivai che ne garantiscono la sanità;
- di effettuare il reimpianto del vigneto solo in terreni che nei due anni precedenti siano stati coltivati con cereali autunno-vernini allo scopo di esporre il terreno, con lavorazioni estive, ad un’azione solarizzante che può favorire un abbassamento della carica nematica.
Infrastrutture ecologiche
L’azienda biologica deve poter contare sul massimo controllo naturale dei parassiti e sul massimo isolamento da possibili fonti di inquinamento. Per tale motivo va promossa all’interno dell’azienda la realizzazione di infrastrutture ecologiche o “aree di compensazione ecologica”, cioè siepi o fasce di vegetazione adiacenti al campo coltivato che forniscano ospiti alternativi e siti rifugio per predatori e parassitoidi di insetti dannosi, aumentando in tal modo l’abbondanza dei nemici naturali e la colonizzazione delle colture confinanti che vanno dall’impianto di siepi con essenze arbustive, alla gestione di buffer zone attorno ai campi coltivati, alla semina di strisciate di colture a perdere, alla gestione degli sfalci nei fossi se esistenti. Le infrastrutture ecologiche comprendono anche tutte le aree che sono protette mediante regolamenti delle autorità locali quali le aree di rifugio della fauna e flora, le aree di riequilibrio ecologico e le zone umide in pianura. Il ruolo delle infrastrutture ecologiche è fondamentale in quanto svolgono un ruolo di conservazione e mantenimento della biodiversità e rappresentano un volano ecologico. Rivestono un ruolo di protezione di specie rare in via d’estinzione e delle specie che beneficiano degli habitat non coltivati. Inoltre rivestono effetti contenitivi degli organismi dannosi alle colture. Inoltre le piante non coltivate hanno effetti positivi nei confronti degli insetti utili in quanto sono rifugio e luoghi di svernamento, fonte di cibo e fonte di ospiti e prede alternative.
A livello aziendale le infrastrutture ecologiche favoriscono i movimenti su piccola scala degli insetti utili, mentre su scala maggiore e all’interno di reti ecologiche complesse fungono da veri e propri corridoi ecologici per l’entomofauna. A volte le specie vegetali affini alle colture possono utilizzati per attrarre i fitofagi potenzialmente dannosi e sottrarli alle colture, attraverso l’impiego di piante trappole o sfalciando le piante erbacee nei momenti più opportuni. Se, qualche volta, la presenza di specie vegetali affini alle colture agrarie fa sì che le aree di compensazioni ecologica possano anche ospitare insetti ed altri organismi dannosi, gli equilibri biologici che in esse si instaurano evitano molto spesso che queste infrastrutture possono fungere da focolai di infestazione per le coltivazioni.
Di seguito alcuni consigli sulle tipologie di infrastrutture ecologiche che favoriscono la lotta biologica.
Tipologia | Descrizione |
Fasce erbose fiorite | Sono costituite da miscugli di piante annuali, biennali, perenni ai bordi della coltura orticola, sono importanti nella conservazione di fauna e flora e possono essere seminate a fianco della coltura. Le specie consigliate sono: Alisso-Coriandolo-Grano saraceno, Facelia in combinazione con leguminose (trifoglio, favino, erba medica). |
Siepi |
Sono costituite da piante arbustive e arboree. La siepe per essere tale deve essere formata di uno strato molto denso di cespugli bassi, di alcuni cespugli alti, di alberi e di una vegetazione erbacea alla base. Hanno un ruolo fondamentale perché incrementando la varietà biologica di un ambiente, impediscono che poche specie prendano il sopravvento sulle altre come avverrebbe naturalmente. Le siepi possono rappresentare un’area di rifugio e una “BIOFABBRICA” naturale di insetti ed acari utili, soprattutto se sufficientemente sviluppate e circondate da una fascia di rispetto laterale (larga almeno 1,5 m per ogni lato) mantenuta perennemente inerbita con specie erbacee spontanee. Gli alberi e arbusti e le erbacee spontanee, si popolano di numerosi insetti ausiliari (predatori e/o parassitoidi) che facilmente si trasferiscono sulle coltivazioni circostanti nutrendosi di fitofagi dannosi alle specie coltivate. Di seguito si riportano alcune delle specie arbustive consigliate in ambito territoriale riferito, per il ripristino di siepe boschetti in Emilia-Romagna: Prugnolo, Sanguinello, Ligustro, Sambuco, Lantano, Ginestra dei carbonari, Ginestra odorosa, Emero, Ginepro ecc. |
Buffer zones | Sono ambienti cuscinetto con funzione isolante (ad es. aree trattate chimicamente e non trattate). |
Piante trappola | Piante coltivate a fianco delle colture target avente funzione di attrarre il fitofago per sottrarlo alla coltura. |
Corridoi ecologici | Sono rappresentati da siepi e margini di campi gestiti secondo una prospettiva di connessione all'interno di una rete ecologica. |
Si consiglia di considerare un’area complessiva investita ad infrastrutture ecologiche pari al 10% della superficie aziendale. Allo stesso tempo deve essere incrementata per quanto possibile la biodiversità ampliando il numero di specie coltivate, ma soprattutto favorendo la permanenza di specie autoctone all’interno di spazi che non devono interferire con la gestione delle colture, ma che devono rappresentare un rifugio per i predatori e gli ausiliari.
In Emilia-Romagna è in vigore il divieto di messa a dimora di piante ornamentali del genere Crataegus (biancospino) diffuso soprattutto nel nostro ambiente, perché sono particolarmente sensibili al batterio Erwinia amylovora e possono costituire fonte di infezione e propagazione del colpo di fuoco batterico.
Sovescio
Il sovescio è una pratica molto importante per chi coltiva con metodo biologico e ancor di più per chi ha terreni in conversione. Con la diffusione sempre maggiore delle tecniche di agricoltura conservativa, assume un ruolo sempre più importante nella gestione della risorsa suolo.
Considerata una buona pratica agricola, il sovescio ha effetti positivi sulle caratteristiche chimiche, fisiche e microbiologiche del terreno, e rappresenta una pratica imprescindibile in agricoltura biologica qualora l’azienda non disponga di allevamenti o non abbia la possibilità di distribuire ammendanti e matrici organiche in quantità elevate. La tecnica del sovescio consiste nell’interramento di colture erbacee appositamente seminate in purezza o in miscela fra loro.
A seconda delle specie utilizzate il sovescio può avere una o più funzioni:
Mantenere o incrementare la percentuale di sostanza organica nel terreno (miscuglio di graminacee e leguminose). L’incremento è molto lento nel tempo interrando solo biomasse provenienti da sovesci, pertanto per aumentare la quantità di sostanza organica occorrerebbe intervenire anche con apporto di letame, compost o altri fertilizzanti organici;
Apportare azoto alle colture in successione (prevalentemente leguminose);
Ridurre la presenza di parassiti nel terreno (prevalentemente crucifere con funzione biocida).
I sovesci con maggiore potenziale fertilizzante sono quelli a semina autunnale che prevedono l’impiego di specie leguminose associate a graminacee e a crucifere o miscugli commerciali composti da varie specie (anche 30 e oltre). È sempre preferibile il sovescio di più specie. Il loro interramento deve essere fatto in primavera nel periodo della fioritura a partire dal mese di aprile per consentire la produzione di una elevata quantità di biomassa. Questa tipologia di sovescio non si presta molto bene per colture di zucchino precoci sia in serra che in pieno campo, pertanto o questo sovescio viene inserito prima di altre colture nel ciclo rotazionale oppure occore modificare l'epoca di semina e/o utilizzare altre essenze. Ad esempio si possono utilizzare sovesci primaverili estivi con prevalenza di sorghi (Sudan bicolor o il Sudangrass) che con semina a giugno possono essere interrati a settembre oppure grano saraceno e facelia che sviluppano rapidamente con le alte temperature ma richiedono sempre un interramento a fine estate. Una ulteriore opportunità è data dalla semina a settembre di crucifere quali rafano americano o rafano biocida che sviluppano bene anche con temperature basse.
Il sovescio con finalità fertilizzanti può essere interrato immediatamente dopo lo sfalcio se si predilige la funzione di liberare azoto pronto per le colture da reddito che seguiranno oppure si possono lasciare alcuni giorni ad appassire così che perdano acqua liberando meno azoto pronto, ma stimolando più l’umificazione che la mineralizzazione.
Spesso se si hanno terreni stanchi con presenza di funghi patogeni o nematodi, è opportuno seminare una coltura da sovescio con caratteristiche biocide. Normalmente le crucifere sono considerate piante biocide per eccellenza in quanto contengono delle sostanze (glucosinolati) che nel processo di trianciatura e interramento in presenza di acqua e dell’enzima mirosinasi contenuto nelle foglie della stessa pianta subiscono un processo di idrolisi e si trasformano in isotiocianati tossici per i nematodi e vari parassiti fungini.
Studi condotti in vari paesi hanno dimostrato come vi siano interessanti esempi di piante biocide anche fra le asteracee (Tagetes spp., Artemisia annua e Taraxacum officinale) fra le leguminose (Crotalaria juncea o canapa marrone) e anche fra le graminacee (Sudangrass e Sudan bicolor). Le colture biocide devono essere interrate immediatamente dopo lo sfalcio per avere maggiore azione di gassificazione nei confronti dei parassiti.
I sovesci di leguminose o con prevalenza di specie leguminose se seminate nell’autunno e interrate in primavera possono apportare una quantità di azoto attorno a 150-200 kg/ha di cui circa il 70-80 % fissato dai batteri nei tubercoli radicali. Di questa quantità oltre i 2/3 sono disponibili per la coltura in successione.
Le crucifere e le graminacee apportano anch’esse quantità discrete di azoto 70-100 kg/ha ma è azoto sottratto al terreno che evita di essere perso per lisciviazione ma non porta ad un reale arricchimento perché la coltura restituisce all’atto dell’interramento quanto ha assorbito durante la coltivazione.
A volte i sovesci o le colture di copertura non sono considerati come colture di valore, in quanto non generano un profitto diretto e il loro effetto non è immediatamente visibile. Ma per generare un effetto positivo sulla salute del suolo, l’impianto e lo sviluppo della coltura devono essere soddisfacenti. Pertanto è necessario:
- usare seme sano con un alto tasso di germinazione;
- fare una buona preparazione del terreno;
- seminare in condizioni favorevoli, con sufficienti sostanze nutrienti;
- se necessario prevedere l‘irrigazione.
Di seguito si riportano alcuni possibili sovesci per periodo.
Autunno-Vernino
Tipologia di miscuglio | Quantità di seme (kg/ha) | Periodo di semina | Nota per la scelta |
Favino | 170 | Ottobre-Novembre Primavera fino a Marzo | Lascia nel terreno alti quantitativi di azoto disponibili rapidamente per la coltura successiva. |
Rafano americano (Raphanus sativus) | 15 | Da primavera fino a fine estate (metà settembre massimo) | Ottimo per trattenere l’azoto lasciato dalla coltura precedente, produce fittoni molto voluminosi, è valido per terreni molto compatti da arieggiare. Ciclo breve di 60 gg. |
Miscuglio Favino-Veccia-Orzo |
70-15-90 | Ottobre-Novembre | Miscuglio equilibrato per apportare elementi nutrizionali e sostanza organica. È quello che apporta il maggior quantitativo di elementi nutrivi e sostanza secca |
Miscuglio Favino-Veccia-Triticale |
45-10-140 | Ottobre-Novembre | Miscuglio equilibrato per apportare elementi nutrizionali e sostanza organica. Assieme al miscuglio precedente risulta essere tra quelli che apportano più macroelementi. |
Rafano biocida (Rafanus sativus oleiformis) |
30 | Autunnale o Primaverile (a seconda della varietà) | Ottimo per trattenere l’azoto lasciato dalla coltura precedente e per renderlo disponibile a primavera per la coltura successiva. Attenzione a non seminare una specie sensibile al freddo in autunno. Per ottenere l’effetto nematocida è necessario interrarlo entro pochi minuti dalla trinciatura. |
Primaverile - Estivo
Tipologia di miscuglio | Quantità di seme (kg/ha) | Periodo di semina | Nota per la scelta |
Sorgo ibrido | 35-40 | Da Aprile a Fine Luglio/primi giorni di Agosto | Utile per apportare grandi quantità di sostanza organica. In serra è bene irrigare la paglia post trinciatura addizionando azoto per favorire la degradazione dei residui colturali. I sorghi ibridi raggiungono altezze di 3-4 metri, discreta la capacità di ricaccio. |
Sorgo sudanese (polisfalcio) | 40 | Da Aprile a Fine Luglio/primi giorni di Agosto | Utile per apportare buone quantità di sostanza organica. In serra è bene irrigare la paglia post trinciatura addizionando azoto per favorire la degradazione dei residui colturali. I sorghi polisfalcio si prestano a sovesci che restano a lungo nel terreno e hanno un eccezionali capacità di ricaccio (anche 5 tagli per semine di aprile). |
Sorgo sudanese (polisfalcio)+Vigna cinese | 28-9 | Da Aprile a metà Luglio | Utile per apportare buone quantità di sostanza organica addizionata ad una leguminosa che apporta azoto. |
Scelta varietale
Divieto di impiego di materiale vegetale geneticamente modificato. La scelta varietale in viticoltura è regolata in prima istanza dal Reg. UE 1308/2013 recante organizzazione comune dei mercati dei prodotti agricoli. Per la vite è obbligatorio l’impiego di varietà inserite nell’elenco delle varietà di vite per uva da vino, autorizzate alla coltivazione in Emilia-Romagna, approvato con Delibera di Assemblea Legislativa n. 192/2008 e successivi provvedimenti dirigenziali di modifica e aggiornamento.
I viticoltori che intendono ottenere i contributi previsti nell’ambito dell’intervento settoriale della ristrutturazione e riconversione vigneti devono inoltre attenersi alle indicazioni tecniche riportate nel capitolo “Modalità tecniche“ della Deliberazione della Giunta regionale 30/01/2023, n. 131. Nella pagina Ristrutturazione e riconversione di vigneti - Campagna 2023/2024 — Agricoltura, caccia e pesca (regione.emilia-romagna.it).
Nella Normativa Regione Emilia-Romagna è possibile consultare le normative vigenti e la lista varietà autorizzate.
Sementi e materiali di moltiplicazione vegetativa
In agricoltura biologica si possono utilizzare solamente sementi e materiale di moltiplicazione certificati provenienti da agricoltura biologica. Considerata l’insufficiente disponibilità da parte del mercato di tale materiale per talune varietà, qualora non sia possibile reperire semente o materiale di moltiplicazione biologico è consentito utilizzare materiale non biologico proveniente da agricoltura convenzionale richiedendo la deroga secondo apposita procedura
Conformemente alla procedura è autorizzata l’utilizzazione di sementi o materiale di moltiplicazione vegetativo non biologico, purché tali sementi o materiale di moltiplicazione vegetativo rispettino i seguenti vincoli:
- non siano trattati, nel caso delle sementi, con prodotti fitosanitari diversi da quelli ammessi nell’allegato I del Reg. UE 1165/2021, a meno che non sia prescritto, per motivi fitosanitari, un trattamento chimico a norma della direttiva 2000/29/CE del Consiglio per tutte le varietà di una determinata specie nella zona in cui saranno utilizzati;
- siano ottenuti senza l’uso di organismi geneticamente modificati e/o prodotti derivati da tali organismi;
- soddisfino i requisiti generali per la loro commercializzazione.
Banca Dati Sementi Biologiche
La Banca Dati Sementi Biologiche è lo strumento informatico messa a disposizione del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali attraverso il quale l'operatore biologico può controllare la disponibilità di semente biologiche da parte dei diversi fornitori presenti, effettuare richiesta di interesse verso materiali biologici o in assenza degli stessi effettuare richiesta di deroga.
Le specie o alcune categorie commerciali di una specie di sementi e di materiale di moltiplicazione vegetativa ottenute con il metodo di produzione biologico, sono distinte all’interno della BDSB in tre liste di appartenenza:
a) lista rossa: elenca le specie o le categorie commerciali di una specie disponibili in quantità sufficiente sul mercato nazionale come biologiche/in conversione, per le quali NON è concessa deroga, salvo i casi in cui sia stato effettuato Ordine nell’anno precedente secondo le indicazioni del Ministero (erba medica e trifoglio alessandrino, frumento duro, frumento tenero, orzo, avena comune e bizantina, farro dicocco e farro monococco);
b) lista verde: elenca le specie o le categorie commerciali di una specie non disponibili come biologiche/in conversione sul mercato nazionale e per le quali è concessa annualmente una deroga generale;
c) lista gialla: contenente l’elenco di tutte le varietà delle specie non ricomprese nella lista rossa o verde, per le quali è necessario, tramite la BDSB con accesso in area riservata, effettuare una verifica di disponibilità commerciale ed in presenza di disponibilità sarà necessario effettuare preventivamente una richiesta di interesse verso tutte le aziende fornitrici. Solo dopo aver ricevuto una risposta da tutte le aziende fornitrici o, in alternativa, dopo che siano trascorsi i termini previsti del decreto per la possibile risposta ad una richiesta di interesse (5 giorni lavorativi), sarà possibile richiedere il rilascio della deroga in BDSB.
Le funzionalità della BDSB sono presenti all'interno dei servizi del SIAN accedendo con credenziali utente accreditato. È possibile altresì una pagina di consultazione pubblica del materiale biologico disponibile.
Materiale vivaistico
Per la legge italiana (Decreto legislativo 16 del 2 febbraio del 2021) i materiali di moltiplicazione relativi alla vite si dividono in:
- materiale di base: vietato alla vendita per la realizzazione di vigneti produttivi (identificato da un cartellino bianco);
- materiale certificato: é il materiale destinato all’impianto dei vigneti ad uva da vino con le migliori garanzie qualitative dal punto di vista genetico e sanitario (identificato da un cartellino azzurro);
- materiale standard: è il materiale per il quale le garanzie genetiche e sanitarie sono offerte esclusivamente dal vivaista (identificato da un cartellino giallo scuro);
- Materiale Iniziale: destinato alla produzione di materiali di moltiplicazione di Base e Certificati. Il colore dell'etichetta è bianco con un tratto diagonale violetto per i materiali di moltiplicazione iniziali.
In particolare il materiale di moltiplicazione dovrebbe essere esente da virosi, presunte virosi e micoplasmosi o comunque dalle malattie degenerative più gravi tra queste. Tali malattie sono di natura infettiva e, a seconda del tipo di organismo nonché della gravità di attacco, possono causare seri problemi a livello produttivo e qualitativo per la vite. La trasmissione e la diffusione avvengono direttamente mediante propagazione vegetativa oppure mediante vettori animali quali i già citati nematodi nonché insetti.
Il controllo di queste malattie si effettua solo con interventi preventivi che consistono esclusivamente nella selezione, produzione e quindi utilizzazione di materiali per la moltiplicazione esente da tali affezioni. Il vivaista è tenuto ad analizzare, per i virus ORNQ della vite, i campioni prelevati dalle Piante Madri secondo le modalità riportate nel Decreto Ministeriale n. 660332 del 29 novembre 2023.
Scelta della tecnica d'impianto
Indicazioni per le aree individuate
Area del Piacentino e Parmense
Date le caratteristiche di queste aree vi è la necessità di standardizzare al massimo la scelta della forma di allevamento, che può essere ricondotta al Guyot semplice (sesto 2,3-3,0 x 1,0-1,2 m) con un unico palco produttivo, per la totalità dei vitigni o, in alternativa, il Cordone libero (sesto 2,3-3,0 x 1,0 m) per Sauvignon, Chardonnay, Pinot nero e Pinot grigio. É inoltre consigliabile il Cordone speronato basso con le stesse indicazioni per il sesto.
Nelle zone meno fertili, dove può essere opportuno stimolare l’attività vegetativa, può essere scelto il Guyot, mentre in quelle più fertili, per ridurre l’attività vegetativa, é bene puntare su Cordone libero o GDC, quest’ultimo con sesto di m 3,8-4,0 x 0,50-1,0 m.
Area del Modenese e del Reggiano
Non sono più proponibili i sistemi di allevamento che hanno fatto la storia di queste aree come il Raggi in pianta o il Semi-Bellussi, che comportano un elevato dispendio di tempo sia nell’impianto sia nella gestione, inoltre non permettono adeguate densità di impianto e la meccanizzazione di vendemmia e potatura. Vengono perciò proposti nelle aree fertili dei Lambruschi il GDC ed il Sylvoz.GDC: sesto 3,8-4,2 x 0,75-1,5 m.
(Laddove si riscontra da parte del produttore la difficoltà a realizzare la pettinatura per contemporaneità di lavori con altre colture, si può consigliare il Cordone libero con sesto 2,3-3,3 x 1,0-2,0 m).
Casarsa e Sylvoz: sesto 3,0-3,6 x 2,0-2,5 m.
Le conseguenze negative di questa forma per tali aree, caratterizzate da terreni fertili e vitigni vigorosi, sono la scalarità di maturazione lungo il capo a frutto e la necessità di assecondare la vigoria della stessa, garantendo un adeguato spazio di sviluppo in altezza ai tralci di rinnovo. Ne deriva l’adozione di pali di almeno 3,5-4,0 m di altezza, poco adatti alla meccanizzazione, nonché alla limitazione della densità di impianto, con i sesti indicati a 1.100-1.500 piante/ha. Quindi é consigliabile questa forma nelle aree più argillose o meno fertili.
Nelle aree collinari, i sistemi consigliati, opportunamente dimensionati nei sesti di impianto, possono essere affiancati anche dal Guyot con sesto di 2,3-3,0 x 1,0-1,2 m e dal Cordone speronato con sesto di 2,0-3,3 x 0,8-1,3 m.
Area dei Colli Bolognesi
Si consigliano il GDC con sesto 3,8-4,20 x 0,50-1,0 m e il Cordone libero (sesto 2,3-3,3 x 0,8-1,3 m) nelle aree più fertili, oppure il Guyot e il Cordone speronato nei terreni più poveri con sesto di 2,0-3,3 x 0,8-1,2 m.
Pianura del Ravennate, Forlivese, Bolognese e Ferrarese
La maggior parte di quest’area, per rimanere competitiva, deve produrre uve con le specifiche caratteristiche richieste dal mercato che si è procurata e a bassi costi di produzione. Quindi devono assolutamente essere utilizzate forme di allevamento integralmente meccanizzabili. Vanno pertanto abbandonate la Pergoletta romagnola e il classico Capovolto.
Vengono consigliati:
GDC: nelle aree più fertili, con sesto 4,0-4,20 x 1,0-1,20 m.
Casarsa: nelle aree più argillose, con sesto 3,3-3,5 x 1,5-2,0 m.
Nell’area del litorale ferrarese si può utilizzare, in terreni poveri, pure il Guyot con sesto 3,0-3,2 x 1,0-1,2 m.
Colline dal Cesenate a Castel S. Pietro
L’eterogeneità dei terreni e degli ambienti è tale da consigliare una rosa di sistemi di allevamento.
GDC: sesto 3,8-4,2 x 0,5-0,75 m, su terreni più freschi e fertili di fondovalle e dove non ci sono pendenze
accentuate.
Guyot, Cordone libero: sesto 2,0-3,3 x 0,8-1,3 m, per vitigni rossi o bianchi precoci, in terreni tendenzialmente
fertili.
Cordone speronato: sesto 2,0-3,3 x 0,8-1,2 m, in terreni poveri.
Casarsa: sesto 2,5-3,5 x 1,3-1,5 m, su terreni mediamente freschi e fertili (soprattutto per Trebbiano
romagnolo).
Un discorso a parte merita l’Albana che, per le caratteristiche del prodotto da ottenere nonché per le difficoltà produttive riscontrate con certi sistemi di allevamento, può essere allevata a Guyot leggermente inclinato (sesto 3,0-3,3 x 1,3-1,5 m) nelle aree meno fertili. Può pure essere consigliata la tradizionale Pergoletta romagnola però con schioppi di lunghezza massima 1,3-1,5 m e sesto di 5,5-6,0 x 1,0-1,20 m.
Area del Riminese
Per la situazione ambientale (scarsa piovosità) e per i tipi di terreno, i sistemi di allevamento proponibili sono:
Cordone libero, Guyot e Cordone speronato: sesto 2,0-3,3 x 0,8-1,3 m.
Gestione della pianta e della fruttificazione
Potatura
Deve essere orientata a formare la struttura della pianta nel minor tempo possibile senza creare squilibri vegetativi.
Fertilizzazione
L'azienda deve disporre delle informazioni relative alle caratteristiche chimico fisiche del terreno che ospita il vigneto per poter predisporre un adeguato piano di fertilizzazione, particolarmente in fase di impianto.
Tali caratteristiche sono ricavabili da:
• analisi di laboratorio
• consultazione del “Catalogo dei suoli collegandosi al sito https://agri.regione.emilia-romagna.it/Suoli/” .
Prima dell’impianto del vigneto, si consiglia di distribuire ammendanti organici per migliorare le caratteristiche fisico–chimiche e microbiologiche del terreno.
Si consiglia di non apportare azoto in epoca primaverile, oltre la fine della fioritura.
Apporti dopo la raccolta sono consigliati soprattutto nelle annate in cui si é verificata una produzione abbondante, in quanto favoriscono la costituzione di sostanze azotate di riserva necessarie per una buona ripresa vegetativa nell’anno successivo.
La concimazione con fosforo e potassio, essendo elementi poco mobili, va effettuata essenzialmente prima dell’impianto del vigneto, durante la preparazione del terreno. L’apporto in fase di produzione deve limitarsi a quei casi in cui i valori analitici del terreno risultano inferiori rispetto a quelli normali.
Apporti AZOTO
Decrementi |
(produzione media 8-12 t/ha) Dose standard N |
Incrementi |
- 20 kg: se si prevedono produzioni inferiori a 8 t/ha; |
50 kg/ha |
+ 20 kg: se si prevedono produzioni superiori a 12 t/ha; |
Apporti FOSFORO
Decrementi |
(produzione media 8-12 t/ha) Dose standard P2O5 |
Incrementi |
- 10 kg: se si prevedono produzioni inferiori a 8 t/ha; |
40 kg/ha: in caso di terreni con dotazione normale; 60 kg/ha: in caso di terreni con dotazione scarsa; 100 kg/ha: in caso di terreni con dotazione scarsissima; 20 kg/ha: in situazione di elevata dotazione del terreno. |
+ 10 kg: se si prevedono produzioni superiori a 12 t/ha; |
Apporti POTASSIO
Decrementi |
(produzione media 8-12 t/ha) Dose standard K2O |
Incrementi |
- 30 kg: se si prevedono produzioni inferiori a 8 t/ha; |
80 kg/ha: in caso di terreni con dotazione normale; 150 kg/ha: in caso di terreni con dotazione scarsa; 40 kg/ha: in situazione di elevata dotazione del terreno. |
+ 30 kg: se si prevedono produzioni superiori a 12 t/ha. |
Irrigazione
In considerazione dei ridotti consumi della coltura, della breve stagione irrigua, dei bassi volumi necessari e dei positivi riflessi sulla difesa, si consiglia l'adozione di impianti microirrigui a goccia. È sconsigliato viceversa l'uso di impianti per aspersione soprachioma o microirrigui a spruzzo.
È fortemente consigliata in relazione alle proprie esigenze aziendali ed alla disponibilità di strumenti tecnologici diversi l’adozione di uno dei tre metodi di calcolo della quantità irrigua di seguito riportati:
- schede irrigue di bilancio;
- supporti informatici (DSS- sistemi di supporto alle decisioni);
- supporti aziendali specialistici.
Irrinet/Irriframe
Irrinet/Irriframe è il servizio irrigazione realizzato dal CER, a disposizione di tutte le aziende agricole dell'Emilia Romagna. È un servizio gratuito che fornisce consigli irrigui sul momento di intervento e sui volumi da impiegare per ottenere un prodotto di qualità risparmiando risorse idriche. Si basa sul metodo del Bilancio Idrico che viene calcolato ogni giorno con:
- i dati meteorologici forniti in tempo reale dall'Arpa-Simc (Servizio IdroMeteoClima);
- i dati pedologici forniti dal Servizio Geologico Sismico e dei Suoli della RER;
- i dati di falda della rete di rilievo del Servizio Sviluppo Sistema Agroalimentare della RER elaborati da Iter.
Gestione del suolo e controllo delle infestanti
La tendenza, relativamente alla gestione del suolo, deve essere quella di introdurre la pratica dell’inerbimento fra le file (naturale o artificiale) in tutte le condizioni in cui esso sia giustificabile ed attuabile (terreni declivi per evitare fenomeni erosivi, terreni argillosi di difficile sgrondo, terreni astrutturati, terreni poveri di sostanza organica).
L’inerbimento artificiale (consigliato nei nuovi vigneti fin dalla fase di allevamento) andrà attuato in quelle aree in cui non si riesce a sviluppare un prato naturale composto da flora poco competitiva con l’apparato radicale della vite. Come per i nuovi vigneti anche in questo caso l’inerbimento artificiale verrà effettuato con miscugli di essenze composti prevalentemente da Festuca ovina, Festuca arundinacea, Festuca rubra, Agrostis tenuis, Poa pratensis, Lolium perenne.
Tale tecnica di gestione del suolo nei vigneti già in produzione deve essere applicata gradualmente nel tempo ed adattando ad essa altre pratiche colturali (potatura, concimazione) in quanto induce un minor rigoglio vegetativo ed una minor produzione.
Gestione dei parassiti e delle malattie delle piante
Misure preventive
In coltivazione biologica il ricorso alle sostanze attive avviene solo nei casi in cui le misure previste all'articolo 12 del Reg (UE) n. 848/2018 non consentano di proteggere adeguatamente la coltura da parassiti e malattie. Il piano di rotazione, di gestione del terreno e l’infrastrutturazione ecologica dell’azienda e degli appezzamenti coltivati deve tenere conto anche della necessità di evitare pressione eccessiva dei parassiti e dei patogeni.
La difesa diretta dalle patologie fungine, in agricoltura biologica, prevede l’impiego di prodotti che esercitano un’azione di copertura, impedendo l’insediarsi del patogeno al momento del suo arrivo sulla superfice fogliare, per esplicare il loro effetto devono quindi essere presenti sulla pianta prima che si verifichino le condizioni predisponenti la malattia.
Le sostanze attive ed i corroboranti con funzione di induttori di resistenza (chitosano) o di colonizzatori dell’ambiente (microorganismi) devono essere utilizzati con congruo anticipo per permettere alle piante di attivare le loro difese immunitarie o per permettere ai microorganismi di colonizzare la superfice dei vegetali.
La difesa diretta dai parassiti animali quali insetti ed acari prevede l’impiego di formulati commerciali che non sono dotati di lunga persistenza né di proprietà sistemiche (penetrazione nel sistema linfatico della pianta), per sfruttarne al meglio l’efficacia è quindi necessario che i prodotti di contatto colpiscano il bersaglio, mentre i prodotti che agiscono per ingestione devono essere distribuiti alla prima comparsa delle forme giovanili dell’insetto.
Le modalità di impiego dei prodotti fitosanitari
É ammesso l'uso delle sole sostanze attive autorizzate in agricoltura biologica ed elencate in Allegato I Reg. UE 1165/2021 e successive modifiche, purché nel rispetto delle condizioni di uso specificate nell'allegato del Reg. UE n. 540/2011 (Reg. UE 1107/09). Per l’indicazione in relazione alla tipologia di avversità si rimanda alla Difesa fitosanitaria.
Uso del rame in agricoltura biologica
Sono ammessi composti del rame sotto forma di idrossido di rame, ossicloruro di rame, ossido di rame, poltiglia bordolese e solfato di rame tribasico.
La recente revisione europea del rame (Reg. UE 1981/18) ha modificato i massimali ammessi secondo quanto segue: sono autorizzati esclusivamente gli impieghi che comportano un'applicazione totale non superiore a 28 kg di rame per ettaro nell'arco di 7 anni.
La modalità di distribuzione dei prodotti fitosanitari
Le attrezzature per la distribuzione dei prodotti fitosanitari devono essere oggetto di periodiche manutenzioni e devono essere tarate dagli appositi centri, come previsto dal PAN, a partire dal 1° Gennaio 2021 la cadenza di controllo funzionale e regolazione strumentale delle irroratrici debba essere effettuata ogni tre anni. Nel caso di aziende miste è opportuno prevedere attrezzature dedicate alla coltivazione biologica, in alternativa è necessario pulire le attrezzature se utilizzate in precedenza con sostanze attive non ammesse in biologico e adottare procedure idonee a verificare l’efficacia di tale pulizia.
Controllo funzionale e regolazione delle irroratrici.
Il controllo e la regolazione delle irroratrici devono essere eseguiti presso i Centri autorizzati dalla Regione ai sensi della Deliberazione della Giunta Regionale n.1862/2016.
Le aziende agricole in produzione biologica che applicano la Misura 11 del PSR 2014-20 e la Misura 214 – Azione 2 del PSR 2007-13, devono sottoporre le attrezzature aziendali per la distribuzione dei fitofarmaci, al controllo funzionale ed alla regolazione strumentale volontaria (“regolazione strumentale”), come definito dalla Delibera della Giunta Regionale n.1862/2016.
Per le aziende che aderiscono allo SRA29 a partire dal 1/1/2023 l’obbligo della regolazione delle irroratrici non è più in vigore; nonostante questa indicazione la regolazione delle irroratrici è fortemente consigliata. L’obbligo della regolazione permane per le aziende aderenti alla SRA19 – Azione 1.
Nota: sulla base di disposizioni assunte a livello regionale, si segnala che il collaudo dell’irroratrice dopo scadenza dell’attestato di conformità può essere rimandato a condizione che le previste operazioni di controllo funzionale e regolazione strumentale risultino attuate prima di qualsiasi trattamento eseguito successivamente alla scadenza dell’attestato stesso.
Ne deriva che nessun trattamento fitosanitario può essere eseguito con attestato di conformità scaduto.
Centri autorizzati dalla Regione ai sensi della Delibera della Giunta Regionale n.1862/2016.
Avversità e difesa fitosanitaria
Si rimanda alla sezione Difesa – SCHEDA PER LA DIFESA FITOSANITARIA DELLA VITE
Raccolta
Per le partite di uva destinate a trasformazione di vino con marchio QC occorre osservare le seguenti indicazioni:
- se viene praticata vendemmia meccanica le uve vanno consegnate in cantina entro 4 ore dall'inizio della vendemmia;
- in caso di vendemmia manuale la consegna deve avvenire entro 12 ore dall’inizio della vendemmia.
La raccolta in cassette è obbligatoria per la produzione di vino base spumante, vino novello e vino da dessert (passito).
Ogni conferimento o consegna alla cantina darà origine ad una partita con propri estremi identificativi. L'identificazione della partita (scheda di consegna uve) avverrà secondo le norme previste dalla vigente legislazione ed in base alle consuetudini della cantina, ma la scheda di consegna dovrà necessariamente contenere elementi di identificazione del vigneto di provenienza delle uve, la data e l'ora di inizio vendemmia, la data e l'ora di ingresso in cantina.
Scheda per la difesa fitosanitaria
Misure preventive
- Appendere da metà aprile a metà maggio lungo i filari fascine-esca di tralci di potatura per attirare le femmine ovideponenti; a metà giugno, a ovideposizione ultimata, le fascine vanno rimosse ad eliminate per distruggere uova e larve presenti.
Principi fitosanitari e sostanze di base
Azadiractina
Sali potassici di acidi grassi
Olio essenziale arancio dolce
Misure preventive
- Evitare condizioni di eccessivo ombreggiamento all'interno della chioma.
Principi fitosanitari e sostanze di base
Azadiractina
Olio minerale
Anagyrus pseudococci
Cryptolaemus montrouzieri
Beauviera bassiana
Note
Anagyrus pseudococci: distribuire l'insetto a partire da fine aprile-maggio con dosaggi stagionali di 1500/2000 individui ad ettaro, in almeno 2 lanci differiti a seconda dei trattamenti e dell'andamento.
Cryptolaemus montrouzieri: distribuire l'insetto vicino ai focolai di infestazione delle cocciniglie con dosaggi indicativi di 200-300 individui ad ettaro.
Il lancio dei due insetti utili può essere abbinato; inoltre distanziare i lanci di almeno 7 giorni da interventi insetticidi.
Principi fitosanitari e sostanze di base
Fosfato ferrico
Principi fitosanitari e sostanze di base
Spinosad
Olio minerale
Corroboranti
Aceto
Bicarbonato di sodio
Caolino
Zeolite
Principi fitosanitari e sostanze di base
Bacillus thuringiensis
Principi fitosanitari e sostanze di base
Sali potassici di acidi grassi
Principi fitosanitari e sostanze di base
Piretrine
Sali potassici di acidi grassi
Olio essenziale di arancio dolce
Azadiractina
Beauveria bassiana
Principi fitosanitari e sostanze di base
Azadiractina
Spinosad
Principi fitosanitari e sostanze di base
Azadiractina
Olio essenziale di arancio dolce
Sali potassici di acidi grassi
Amblyseius swirskii
Paecylomices fumosoroseus
Beauviera bassiana
Principi fitosanitari e sostanze di base
Maltodestrina
Olio minerale
Zolfo
Misure preventive
- Utilizzare portainnesti resistenti
Misure preventive
- Ricorrere a materiale da riproduzione proveniente da vivai che ne garantiscano la sanità e la certificazione.
Misure preventive
- asportare ed eliminare i residui di potatura;
- raccogliere e distruggere i grappoli infetti.
Principi fitosanitari e sostanze di base
Prodotti rameici
Principi fitosanitari e sostanze di base
Prodotti rameici
Zolfo
Misure preventive
- scelta di idonei vitigni e sistemi di allevamento;
- evitare qualsiasi tipo di forzatura;
- adottare concimazioni equilibrate;
- potatura verde eseguita razionalmente.
Principi fitosanitari e sostanze di base
Eugeniolo + Geraniolo + Timolo
Pythium oligandrum
Aureobasidium pullulans
Cerevisane
Bacillus amyloliquefaciens
Bacillus subtilis
Trichoderma atroviride
Metschnikowia fructicola
Principi fitosanitari e sostanze di base
Zolfo
Cerevisane
Olio essenziale di arancio dolce
Bicarbonato di potassio
Laminarina
Eugenolo + Geraniolo + Timolo
Polisolfuro di calcio
COS-OGA
Bacillus amyloliquefaciens
Ampelomyces quisqualis
Bacillus pumilus
Principi fitosanitari e sostanze di base
Prodotti rameici
Laminarina
Cerevisane
Olio essenziale di arancio dolce
Principi fitosanitari e sostanze di base
Trichoderma asperellum + Trichoderma gamsii
Trichoderma atroviride
Principi fitosanitari e sostanze di base
Bacillus amyloliquefaciens
Bacillus subtilis
Pythium oligandrum
Trichoderma asperellum + Trichoderma gamsii
Cerevisane