Normativa di riferimento
Le seguenti indicazioni tecniche fanno riferimento a quanto previsto dai Regolamenti dell’Unione Europea che normano gli ambiti dell’agricoltura biologica inerenti alle produzioni vegetali: Reg. UE 848/2018 (relativo alla produzione biologica e all’etichettatura dei prodotti biologici – obiettivi, principi e norme generali), il Reg. UE 1165/2021 (utilizzo di taluni prodotti e sostanze nella produzione biologica). Le disposizioni applicative si trovano nel DM 229771/2022 e vanno a completare il quadro normativo nazionale.
Per quanto riguarda i prodotti fitosanitari i principi elencati in Allegato I (Sostanze attive contenute nei prodotti fitosanitari autorizzati per l’uso nella produzione biologica) del Reg. UE 1165/2021 e successive modifiche ed integrazioni, devono rispettare almeno le condizioni di uso specificate nell'allegato del Reg. (UE) n. 540/2011 (Reg. UE 1107/2009). Condizioni più restrittive per l’uso nella produzione biologica sono specificate nella seconda colonna di ciascuna tabella.
Per quanto riguarda i concimi, ammendanti e nutrienti, l’elenco di matrici presenti in Allegato II del Reg. UE 1165/2021 e successive modifiche, viene integrato a livello nazionale dall’Allegato 13 (Elenco dei fertilizzanti idonei all’agricoltura biologica) del Dlgs. 75/2010 e successive modifiche.
Il MASAF mette a disposizione alcune Banche Dati sui prodotti commerciali impiegabili in agricoltura biologica consultabili liberamente sulla piattaforma SIAN ai seguenti link:
Vocazionalità
LAMPONE
Caratteristiche pedoclimatiche
La valutazione delle caratteristiche pedoclimatiche dell’area di coltivazione è di fondamentale importanza in riferimento alle esigenze della coltura. Tale valutazione deve essere particolarmente accurata in caso di nuova introduzione della coltura e/o varietà nell’ambiente di coltivazione.
Il lampone è una specie delle zone temperate fresche soprattutto Alpine, Appenniniche e del nord Europa. Al sud si trova solamente nelle aree di montagna. E’ piuttosto resistente al freddo e viene coltivato fin a 1.500 m slm. È preferibile che l’area di coltivazione sia situata ad un’altitudine compresa tra i 500 e i 1.600 m per le cv unifere e tra i 900 e i 1.000 m per le rifiorenti, oppure che la coltivazione si attui in coltura protetta o in aree ben riparate. Chiaramente il ciclo vegetativo si abbrevia a quote elevate. Esposizione a sud e terreno in leggera pendenza risultano poi essenziali, rispettivamente, per il deflusso dell’aria fredda e per il drenaggio dell’acqua. Il lampone ha elevato fabbisogno in freddo, attorno alle 800-1700 ore > 7°C D', il germogliamento è perciò piuttosto tardivo e permette di superare senza danni i ritorni di freddo primaverili.
Generalmente il lampone richiede una piovosità di 800/900 mm, in quanto l’apparato radicale molto superficiale determina per la pianta una sofferenza per carenza di acqua soprattutto in corrispondenza delle fasi di fioritura ed ingrossamento dei frutti.
La pianta tollera bene il caldo estivo, mentre i picchi di temperatura sono generalmente tollerati solo da alcune varietà. Caratteristica di alcune varietà è la capacità di adattamento alle differenti situazioni, oppure a fattori limitanti quali temperatura del terreno e disponibilità di acqua. Comunque, quando le piovosità e l’umidità del terreno sono insufficienti, la crescita è limitata e la mortalità nel tempo delle piante è piuttosto accentuata. In queste condizioni l’irrigazione è indispensabile se si vuole mantenere l’impianto nelle condizioni ottimali di efficienza produttiva.
La lunghezza del giorno e la radiazione solare influiscono solo lievemente sulla fase produttiva del lampone. In ogni caso è preferibile effettuare l’impianto in modo che non sia esposto a venti dominanti.
Le cultivar unifere soffrono il freddo invernale intenso e prolungato, particolarmente se accompagnato da vento, nonché la disidratazione che essi causano ai polloni; il lampone quindi va coltivato in siti non troppo freddi, protetti dai venti dominanti ma aperti e ariosi, raramente oltre i 1000 m di quota. Le cultivar rifiorenti soffrono invece i ritorni di freddo primaverili, che possono danneggiare i giovani polloni nel momento immediatamente successivo alla loro emergenza. Sarebbero quindi da evitare i terreni di fondovalle nei quali può ristagnare l’aria fredda. Inoltre, fornendo una produzione autunnale, esse necessitano di una stagione vegetativa lunga e possono essere coltivate con successo solo negli areali che la consentono, quindi zone di fondovalle non soggette a brinate e versanti soleggiati fino a 700 m.
Suolo
La coltura del lampone predilige terreni sciolti, permeabili, tollera quelli parzialmente argillosi, ma non compatti. Il pH dovrebbe essere tendenzialmente subacido almeno intorno ai 6,5 se non inferiore. Fattore limitante è la presenza di calcare attivo che non deve superare il 3-5% per evitare clorosi e conseguente sviluppo stentato. Il ferro diventa più solubile e più facilmente assorbile dalle piante minore è il pH. Simile comportamento presenta anche il manganese, tanto che nel lampone spesso è necessario apportarlo per via fogliare quando il pH è subalcalino o neutro. Nelle aree meridionali, dove è veloce la mineralizzazione, assume particolare importanza la presenza di sostanza organica e, qualora debba essere apportata, si consiglia di effettuare l’operazione nell’anno precedente l’impianto. In tutti i modi una buona dotazione di sostanza organica facilita l’assorbimento degli elementi nutritivi, limita le carenze, il compattamento, aumenta la permeabilità e la capacità del suolo di trattenere l’acqua. Predilige i terreni ben drenati ma con buona disponibilità idrica; mal sopporta i terreni asfittici soprattutto per alcune varietà sensibili alla fitoftora e ad altre malattie dell’apparato radicale. Durante il periodo vegetativo dopo pochi giorni di sommersione la radice muore.
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Caratteristiche pedoclimatiche
Il rovo è una specie tipica delle zone temperate calde. Le specie selvatiche crescono spontanee nei boschi alla latitudine dell’Emilia Romagna. Le varietà spinescenti sono più resistenti al freddo di quelle inermi. Alcune possono tollerare temperature minime anche di -25°, per questo motivo sono coltivate frequentemente nell’arco alpino. Invece la coltivazione della mora senza spine può essere spinta al massimo a 600-700 m s.l.m. prediligendo aree poco ventose, in considerazione della sua sensibilità ai freddi invernali, in quanto il tralcio svernante si disidrata, non vegeta in primavera e tende a spaccarsi facilmente. Inoltre ad altitudini maggiori i frutti delle varietà tardive non riescono a maturare completamente. In questo caso quindi è necessario scegliere terreni con una migliore esposizione. La fioritura è tardiva la coltura perciò riesce a sfuggire alle gelate tardive. Le precipitazioni medie necessarie per la coltivazione sono di 800-1000 mm/anno
Suolo
La mora predilige terreni franchi, con una buona dotazione di sostanza organica, quasi in assenza di calcare, a reazione subacida ed un buon drenaggio. Le radici, come nel lampone, soffrono infatti i ristagni idrici, nonostante la scarsa suscettibilità alle alte temperature così come alla siccità. Ha però apparato radicale più profondo del lampone perciò soffre meno nelle estati siccitose. L’irrigazione tuttavia è fondamentale per garantire una crescita vegetativa costante e uno standard produttivo adeguato soprattutto in termini di pezzatura dei frutti.
Infrastrutture ecologiche
L’azienda biologica deve poter contare sul massimo controllo naturale dei parassiti e sul massimo isolamento da possibili fonti di inquinamento. Per tale motivo va promossa all’interno dell’azienda la realizzazione di infrastrutture ecologiche o “aree di compensazione ecologica”, cioè siepi o fasce di vegetazione adiacenti al campo coltivato che forniscano ospiti alternativi e siti rifugio per predatori e parassitoidi di insetti dannosi, aumentando in tal modo l’abbondanza dei nemici naturali e la colonizzazione delle colture confinanti che vanno dall’impianto di siepi con essenze arbustive, alla gestione di buffer zone attorno ai campi coltivati, alla semina di strisciate di colture a perdere, alla gestione degli sfalci nei fossi se esistenti.
Le infrastrutture ecologiche comprendono anche tutte le aree che sono protette mediante regolamenti delle autorità locali quali le aree di rifugio della fauna e flora, le aree di riequilibrio ecologico e le zone umide in pianura.
Si consiglia di considerare un’area complessiva investita ad infrastrutture ecologiche funzionale alla gestione aziendale.
Allo stesso tempo deve essere incrementata per quanto possibile la biodiversità ampliando il numero di specie coltivate, ma soprattutto favorendo la permanenza di specie autoctone all’interno di spazi che non devono interferire con la gestione delle colture, ma che devono rappresentare un rifugio per i predatori e gli ausiliari.
Sovescio
SOVESCIO PRE-IMPIANTO
Il sovescio è una pratica che ha una certa diffusione in frutticoltura biologica e biodinamica. Anche in Emilia Romagna sono state condotte alcune prove sperimentali con risultati decisamente interessanti (P. A. Schiatti 2005). In linea di massima la tendenza è quella di utilizzare prevalentemente specie appartenenti a 3 gruppi principali:
- le leguminose per la capacità di azotofissazione.
- le graminacee per l’azione antilisciviante dell’azoto, di redistribuzione nel suolo e per incrementare il rapporto C/N.
- le crucifere per l’azione biocida.
A queste si aggiungono altre specie che hanno fondamentalmente la capacità di limitare la crescita della vegetazione spontanea per la loro rapidità di crescita, oltre a quello di aumentare la sostanza organica nel terreno, dopo l’interramento, e la quantità di elementi nutritivi. Talvolta l’effetto è eccessivo e competitivo anche per le specie seminate. Quindi occorre trovare le dosi e l’equilibrio giusto. Ogni specie ha un diverso grado di adattamento alle condizioni pedo-climatiche di ogni specifico territorio, così come alle variazioni riscontrabili da un anno all’altro. La tendenza è quindi quella di impiegare un numero ampio di specie. Le ditte sementiere propongono diversi tipi di miscugli che possono arrivare anche alle 15-20 specie anche certificate bio.
Famiglia | Specie | Clima e suolo |
Graminacee | Orzo | resistente al freddo, resistente alla siccità |
Avena | sensibile al freddo, rustica | |
Loiessa | resistente al freddo, sensibile alla siccità | |
Loietto italico | resistente al freddo, rustica | |
Segale | resistente al freddo, sensibile alla siccità ed ai terreni calcarei | |
Leguminose | Veccia sativa | sensibile al freddo, prostrata |
V. villosa - vellutata | resistente al freddo, resistente alla siccità, prostrata | |
Trifoglio bianco | resistente al freddo, buona res. alla siccità, autoriseminante | |
Trifoglio violetto | abbastanza res. al freddo, discreta res. alla siccità, no ristagno | |
Trifoglio alessandrino | sensibile al freddo, resistente alla siccità | |
Trifoglio incarnato | resistente al freddo, terreni sciolti non calcarei | |
Trifoglio squarroso | sensibile al freddo, adatto a terreni argillosi e siccitosi | |
Trifoglio persiano | sensibile al freddo, adatto a terreni argillosi e siccitosi | |
Pisello da foraggio | sensibile al freddo, meglio semine primaverili | |
Favino | sensibile al freddo, molto rustico adatto a terreni argillosi | |
Lupinella | resistente al freddo, adatto alla montagna, mellifero | |
Ginestrino | buona resistenza al freddo, resistenza a siccità e umidità | |
Lupolina | buona resistenza al freddo, adatta a terreni calcarei e profondi | |
Sulla | sennsibile al freddo, resistente al calcare ed alla siccità | |
Crucifere | Colza | resistente al freddo, resistente alla siccità |
Ravizzone | resistente al freddo, scarsa resistenza alla siccità | |
Senape bianca | resistente al freddo, resistente alla siccità ed al calcare | |
Senape nera | resistente al freddo, resistente alla siccità | |
Poligonacee | Grano saraceno | resistente al freddo, sensibile alla siccità, rapida crescita |
Idrofillacee | Facelia | rustica, rapida crescita, efficace contro malerbe, mellifera |
Gestione del terreno
Lavorazioni
I lavori di sistemazione e preparazione del suolo all’impianto devono essere eseguiti con gli obiettivi di salvaguardare e migliorare la fertilità del suolo evitando fenomeni erosivi e di degrado e vanno definiti in funzione della tipologia del suolo, delle colture interessate, della giacitura, dei rischi di erosione e delle condizioni climatiche dell’area. Devono inoltre contribuire a mantenere la struttura, favorendo un’elevata biodiversità della microflora e della microfauna del suolo ed una riduzione dei fenomeni di compattamento, consentendo l’allontanamento delle acque meteoriche in eccesso. A questo scopo dovrebbero essere utilizzati, se disponibili, gli strumenti cartografici in campo pedologico. Gli eventuali interventi di correzione e di fertilizzazione di fondo devono essere eseguiti nel rispetto dei principi stabiliti al capitolo della fertilizzazione. Quando la preparazione del suolo comporta tecniche di lavorazione di particolare rilievo sull’agroambiente naturale come lo scasso, il movimento terra, la macinazione di substrati geologici, le rippature profonde, ecc., queste operazioni devono essere attentamente valutate oltre che nel rispetto del territorio anche della fertilità, al fine di individuare gli eventuali interventi ammendanti e correttivi necessari.
LAMPONE
Nelle nostre aree il periodo migliore per la messa a dimora è l’autunno inoltrato, con un’aratura del terreno a 40 cm di profondità effettuata nell’ estate precedente, seguita da una buona concimazione di fondo. Particolare attenzione deve essere riservata alla profondità di impianto, che deve rimanere al massimo intorno ai 13 cm non compromettendo, in questo modo, la formazione di nuovi germogli dall’apparato radicale.
In primavera viene generalmente eseguita una lavorazione superficiale, con predisposizione di drenaggi laterali. Per il lampone rifiorente è utile la pacciamatura, preferibilmente con materiale biodegradabile; per l’unifero, che presenta uno sviluppo radicale maggiore rispetto al rifiorente, il controllo delle infestanti viene eseguito con lavorazioni del terreno.
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Al centro sud, a protezione della coltura da agenti climatici e per il controllo dei parassiti, è buona pratica l’utilizzo di tunnel coperti ad inizio fioritura.
Una leggera aratura con interramento di letame maturo ed una concimazione di fondo costituiscono le operazioni preliminari. Successivamente occorre affinare il terreno, squadrarlo, stendere le ali gocciolanti, pacciamare ed effettuare un foro di 20 cm nel tessuto.
Negli appezzamenti con pendenza media superiore al 30%, all’impianto sono ammesse soltanto le lavorazioni puntuali o altre lavorazioni finalizzate soltanto all’asportazione dei residui dell’impianto arboreo precedente. Nella gestione ordinaria è obbligatorio l’inerbimento, inteso anche come vegetazione spontanea gestita con sfalci.
Negli appezzamenti con pendenza compresa tra il 10 ed il 30% sono consentite anche lavorazioni ad una profondità massima di 30 cm, ad eccezione delle rippature per le quali non si applica questa limitazione.
Scelta varietale
La scelta varietale gioca un ruolo importante sia per gli aspetti produttivi che per la difesa dalle malattie per le produzioni biologiche e deve essere fatta valutando le specifiche condizioni pedoclimatiche in cui si opera. Per i nuovi impianti è fatto obbligo utilizzare materiale certificato (certificazione rilasciata dal vivaista autorizzato), come riportato nella Determinazione regionale n° 132 del 28/01/2019.
La scelta varietale deve essere orientata sulla base della potenziale resistenza o tolleranza varietale alle malattie in relazione alle specificità dei diversi areali di coltivazione.
LAMPONI
UNIFERE
Gleen Lyon*
Epoca maturazione: precoce
Origine: Scottish Crop Res. Inst. UK 1991
Pianta: vigoria media, habitus contenuto, buona produttività, resistente a Botrytis e Didymella Applanata, sensibile a RBDV che provoca nanizzazione delle piante
Frutto: medio-piccolo, colore rosso-arancione brillante, resistente alle manipolazioni. Limitato contenuto in zuccheri
Gleen Dee®
Epoca di maturazione: intermedia
Origine: James Hutton Institute - Scozia
Varietà di lampone di grosse dimensioni, dalla classica forma tronco-conica e di colore rosso brillante. Glen Dee® è di facile raccolta e con una buona shelf-life.
Albero: Privo di spine con buon vigore radicale e dei rami laterali. Portamento eretto, facile da gestire. I laterali sono lunghi, forti e presentano bene il frutto per la raccolta.
Fioritura: Unifero.
Maturazione: Intermedia. Dura circa 4-5 settimane.
Frutto: Lampone di grosse dimensioni, rosso brillante e con una buona shelf life.
Gusto: Dolce e leggermente acidulo.
Jewel
Epoca maturazione: intermedia
Origine: Geneva NY (USA) 173
Pianta: vigoria elevata, tralci lunghi, produttiva, non pollonifera, molto rustica e resistente al freddo
Frutto: grosso, forma sferico-appiattita colore nero brillante, molto buono, aromatico
Qualicum*
Epoca maturazione: medio-tardiva
Origine: British Columbia, Canada: Glen Moy x Chilliwack 1995
Pianta: habitus semieretto, molto spinescente, produttiva’ media. Poco suscettibile alla Botrytis sui frutti, ma non sui tralci. Resistente al virus del mosaico
Frutto: medio, conico, colore rosso di media intensità molto consistente, resistente alle manipolazioni di buon sapore, elevato contenuto in zuccheri
Tulameen*
Epoca maturazione: tardiva
Origine: British Columbia, Canada: 1990
Pianta: vigoria elevata, pollonifera, portamento eretto, poco spinescente, produttiva, epoca di raccolta estesa (50 gg). Resistente all’afide vettore del virus del mosaico. Suscettibile a Botrytis e RDB
Frutto: grosso, conico, colore rosso di media intensità, brillante, abbastanza consistente, di facile distacco. Il sapore è buono.
RIFIORENTI
Enrosadira*
Epoca di maturazione: precoce
Origine: Vivai Molari, Cesena
Pianta: vigorosa, eretta, leggermente spinescente, con rami laterali poco sviluppati, che però si allungano dopo la cimatura. Fogliame rigoglioso e protettivo. Rispetto alle varietà tradizionali permette di anticipare la produzione estiva. Molto produttiva. Potatura non necessaria. Sensibile a Botrytis, Didymella, RMV.
Frutto: medio, conico, colore rosso brillante. Consistente, resistente a manipolazioni, buon sapore, aromatica, lunga shelf life.
Polana
Epoca maturazione: precoce
Origine: Polonia, Heritage x Zeva
Pianta: mediamente vigorosa, tralci corti, spinescenti, produttiva. Molto rustica. Presenta un elevata produttività soprattutto in coltura protetta sotto tunnel.
Frutto: media pezzatura, rosso brillante, sapore dolce e aromatico. Matura molto precoce. Adatta principalmente alla trasformazione. Presenta una certa resistenza all'afide Amphorofhora idaei e media sensibilità alla botrite ed alla Didymella.
Yellow King
Epoca maturazione: precoce
Pianta: Pianta mediamente vigorosa e rustica, canne di media lunghezza con spine fitte e corte che non creano problemi alla raccolta. Il fogliame è molto coprente e la fioritura abbondante. Resiste bene al freddo senza protezione.
Frutto: medio, conico, colore giallo, ottimo sapore
Polka*
Epoca maturazione: intermedia
Origine: Research Insitute of Pomology, Polonia
Pianta: vigorosa con elevata emissione di germogli laterali alla base, produttiva. Non adatta ai tunnel. Tollerante a Botrytis, suscettibile RBDV. Più precoce di Haritage e scalare.
Frutto: medio-grosso, conico, colore rosso un po’ troppo scuro a maturazione, consistente, resistente alle manipolazioni. Difficile distacco.
Himbo Top®
Epoca maturazione: intermedia
Origine: Promo fruit, Svizzera
Pianta: molto vigorosa, tollerante a Phythophtora.
Frutto: grosso, conico, di colore rosso brillante, consistente e resistente alle manipolazioni. Facile distacco. Adatto al tunnel
Heritage
Epoca maturazione: medio-tardiva
Origine: Geneva, NY-USA
Pianta: vigorosa, con portamento eretto, pollonifera. Molto rustica, resistente all’oidio, ma sensibile alla Botrytis e Didymella.
Frutto: medio, conico-sferico, colore rosso chiaro, brillante. Facile distacco. Buon sapore, serbevole, resistente alle manipolazioni.
Ruby*
Epoca di maturazione: medio-tardiva
Origine: Geneva, NY-USA: Heritage x Titan, 1989
Pianta: Vigorosa, pollonifera, spinescente, mediamente produttivo. Richiede palificazione. Si adatta bene ai climi caldi. Resistente all’oidio, tollerante Botrytis, sensibile a Phytophtora
Frutto: medio-grosso, conico, colore rosso brillante, abbastanza consistente, resistente ai trasporti, buon contenuto in zuccheri.
Aurora
Epoca di maturazione: tardiva
Origine: Vivai Molari, Cesena
Pianta: Nuova varietà di lampone bifero caratterizzata dalla elevata produttività e dalla ottima qualità dei frutti. Leggermente spinescente. Portamento eretto con canne molto robuste, fogliame rigoglioso e protettivo. Rispetto alle varietà tradizionali permette di organizzare la produzione in modo mirato sfruttando un periodo di raccolta relativamente breve utilizzando piante di tipo long cane.
Frutto: L’eccellente qualità del frutto e l’ottimo shelf life fanno di Aurora una novità importante nel panorama varietale.
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Tupì
Epoca maturazione: precoce
Origine: Embrapa Clima Temperado, Brasil: Uruguay x Comanche
Pianta: vigorosa, eretta, molto spinescente, molto produttiva. Maturazione precoce
Frutto: grosso, di colore nero brillante, ottime caratteristiche organolettiche, resistente alle manipolazioni.
Natchez*
Epoca di maturazione: precoce
Origine: Arkansas Institute? Ark.1857 x Ark.2005
Pianta: cultivar vigorosa con tralci inermi e portamento semieretto. La produttività è buona e scalare.
Frutto: elevata pezzatura, consistente, attraente, oblungo con colore nero brillante. Il sapore discreto presenta note di amaro in frutti non ben maturi.
Lochness Nessy®
Epoca di maturazione: medio-precoce
Origine: Scottish Crop Res. Inst. UK 1991
Pianta: vigorosa, eretta, senza spine, molto produttiva, raccolta scalare. Sensibile a Botrytis
Frutto: grosso, di colore nero brillante, consistente, buone caratteristiche organolettiche, facile distacco.
Pime Ark 45*
Epoca maturazione: tardiva
Origine: Università dell’Arkansas
Pianta: adatta ai climi caldi. Spinosa, vigorosa, eretta, nei climi caldi nelle coltivazioni sotto serra per ottenere il massimo delle sue potenzialità occorre effettuare ripetute cimature prima della fioritura. Frutto: grande, di buon sapore e buona conservabilità.
Chester
Epoca di maturazione: tardiva
Origine: Illinois USA: Thornfree x Darow 1985
Pianta: vigorosa, assurgente, senza spine, molto produttiva, resistente al freddo
Frutto: medio, di colore nero che tende a scolorare con le alte temperature estive, consistente, buon sapore.
Note: ® marchio d’impresa; * varietà brevettata (brevetto italiano o UE)
FENOGRAMMA LAMPONE E MORE (EPOCHE DI RACCOLTA)
Materiale vivaistico
Lampone e fragole sono incluse, insieme alle altre specie da frutto e piantine da orto, nella normativa vivaistica relativa alla commercializzazione del materiale di moltiplicazione recentemente aggiornato con il DL n.18/2021, che ha recepito il Regolamento europeo 2016/2031 e 2017/625.
La novità rispetto alla legislazione precedente è l’Istituzione del Registro Nazionale nel quale ogni varietà deve essere presente per essere commercializzata. La Registrazione può essere fatta sulla base delle descrizioni presentate per la privativa comunitarie o pubblicate su riviste scientifiche. Tutto il materiale di moltiplicazione che non segue l’iter della certificazione genetica-sanitaria, deve rientrare nella categoria CAC (Conformità Agricola Europea), che rappresentata l’attuale condizione di base per la propagazione. Il requisito indispensabile del CAC è che sia esente da organismi da quarantena, mentre per quanto riguarda la rispondenza genetica non è richiesto nulla di più che un’autocertificazione, la presenza del nome della varietà nel Registro nazionale e l’omogeneità del lotto.
Certificazione genetico-sanitaria
E’ auspicabile che il materiale vivaistico, impiegato nei nuovi impianti sia certificato virus-esente. La certificazione genetico-sanitaria è volontaria e non obbligatoria secondo quanto disposto dal DM 19/3/19.
Per quanto riguarda la certificazione, i piccoli frutti sono ancora ad uno stato primordiale ed è pochissimo il materiale certificato VE disponibile. Il protocollo comunque è attivato e segue l’iter richiesto per le altre specie da frutto che prevede: conservazione, premoltiplicazione, campi di piante madri (CPM) e vivai. La rintracciabilità quindi parte dal materiale di fonte e arriva al vivaio e ad ogni fase corrisponde una serie di controlli fitosanitari con indexaggi e analisi di laboratorio specifiche per mantenere la completa sanità del materiale e l’assenza dai patogeni virali e virus simili. E’ un protocollo lungo e complesso che spesso non riesce a stare al passo con la rapidità con cui le novità varietali vengono introdotte sul mercato vivaistico. Solo per le cultivar più importanti che si sono affermate da tempo e hanno trovato un successo diffuso può essere applicabile. Se il protocollo comunque venisse seguito dai costitutori già nelle fasi iniziali di selezione, cioè dalla popolazione iniziale di incrocio, e nelle successive fasi di selezioni fino ai CPM dei vivaisti esclusivisti, l’iter sarebbe più facile da attuare e la disponibilità di materiale VE sarebbe più esteso.
Scelta della tecnica d'impianto
LAMPONE
I diversi sistemi o forme di allevamento sono legati alle caratteristiche climatiche. In zone umide viene adottato il sistema classico della controspalliera, con pali in legno o cemento, distanti tra loro circa 3 m, sui quali vengono assicurati un primo filo a 60 cm da terra ed il secondo a 120-160 da terra in base a vigoria dei polloni e fertilità del terreno. Nelle zone con umidità relativa modesta è opportuno adottare forme a V o a V modificato. Nel primo caso, i pali sono posti a 7-8 metri l’uno dall’altro, alti 170-200 cm. Alle traverse intermedie, lungo l’asse del filare sono trattenuti da un collegamento realizzato attraverso cambrette infisse nelle traverse in modo da far scorrere il filo liberamente. Nel secondo caso, vengono aggiunti alla struttura precedente fili laterali mobili, con altezza e tensione regolabile; infatti, aumentando i polloni che tendono ad inclinarsi, tale sistema viene messo in tensione, consentendo anche una migliore maturazione. Il vantaggio della forma a V rispetto alla controspalliera è che il tralcio di rinnovo si trova su un piano separato rispetto a quello produttivo facilitando in questo modo le operazioni colturali e la raccolta, oltre ad essere meglio illuminati. E’ però meno adatta alla raccolta meccanica. Sembrerebbe che con il sistema a V si ottengano produzioni nettamente superiori per unità di superficie ma anche da un punto di vista qualitativo. Nel sistema a T modificato sono utilizzati pali con traverse orizzontali munite di asole dove vengono inseriti due fili laterali che durante il periodo vegetativo vengono spostati verso le asole esterne, così si può ottenere la separazione delle fasce produttive dai nuovi polloni che rimangono al centro.
La coltivazione del lampone non può prescindere dalla copertura con tunnel antipioggia, allo scopo di preservare l’estetica e la sanità dei frutti nonché aumentarne la serbevolezza.
Lampone unifero produzione tradizionale
Prevede l’ottenimento della produzione sui tralci e contemporaneamente la crescita dei polloni per l’anno successivo. Il lampone unifero viene allevato a spalliera. La forma d’allevamento più idonea per le varietà unifere sarebbe quella a “V”, in cui la spalliera è costituita da coppie di pali inclinati di 15° dalla verticale verso l’esterno, nelle due varianti:
- semplice o americana, nella quale i tralci fruttiferi sono fissati ad un solo lato della spalliera e i polloni all’altro, risultando alternati nell’anno successivo; in questo modo i polloni crescono in piena luce, con internodi corti e gemme migliori;
- doppia o danese, in cui i tralci vengono legati ad entrambi i lati della spalliera e i polloni fatti crescere al centro.
In realtà questa forma di allevamento è usata pochissimo a causa del notevole ingombro che costringe a piantare solo una fila per tunne leggero.
I tipi di piante utilizzabili per l’impianto sono due:
- fresche, con 3-4 foglie e pane di torba, ideali per trapianti in suolo e per la realizzazione dei vivai;
- ingrossate, costituite da un pollone cimato ad altezza di 2 metri, a radice nuda o con pane di torba, che vanno in produzione poco più di un paio di mesi dopo il trapianto. Sono idonee per l’ottenimento di una entrata in produzione molto rapida.
Per garantire un sufficiente sviluppo l’impianto con piante fresche va effettuato entro maggio ed al più presto va predisposto l’impianto irriguo. Durante l’anno d’impianto va favorita la crescita per l’ottenimento di una spalliera di polloni ben sviluppata ed uniforme, procedendo alla legatura di essi ai fili di sostegno durante il loro accrescimento. Con l’utilizzo di piante ingrossate e con l’impianto al mese di aprile si può ottenere una prima produzione in epoca stagionale. Queste piante sono però più sensibili alla fitoftora e allo stress da trapianto, e se ne consiglia l’impiego solo in terreni ideali, fertili, ottimamente preparati e con la possibilità di effettuare la fertirrigazione.
Lampone rifiorente in suolo
Il lampone rifiorente è un cespuglio perenne deciduo. Il sistema radicale di tipo fascicolato rappresenta la parte perenne della pianta: è solitamente molto esteso, con grande sviluppo orizzontale, ed è formato da radici sottili che si sviluppano nei primi 20-25 cm di terreno. Tale sistema emette ogni anno nuovi polloni. Il pollone inizia a crescere in primavera, procede fi no all’autunno e in questa stessa stagione fruttifica. Nella primavera-estate successive il tralcio dà una seconda produzione (giugno-luglio), ma nelle produzioni a scopo commerciale conviene valorizzare il raccolto autunnale, poiché la produzione estiva è di pezzatura ridotta. Perciò a fine stagione si tagliano tutti i polloni alla base, lasciando perdere il possibile raccolto primaverile-estivo.
Forma di allevamento
Le varietà rifiorenti si possono allevare a spalliera, forma di allevamento in cui i polloni sono semplicemente contenuti all’interno di una serie di coppie di fi li distanti tra loro 40-50 cm.
I polloni a volte vengono anche legati ai fili, per evitare che il vento possa piegare i tralci creando affastellamenti. La distanza tra le file può variare in modo tale da poter collocare 2 (cv Polka) o 3 (cv Heritage) file sotto il tunnel leggero (a 2,5 e rispettivamente 1,65 m l’una dall’altra), mettendo a dimora le piantine ad una distanza sulla fila di 15-25 cm.
Forme di allevamento e sesti d'impianto (m) consigliati per il LAMPONE
Forma di allevamento |
SESTI IMPIANTO (m)
|
|
Tra le file |
Sulla fila |
|
CONTROSPALLIERA |
2-2,5 |
0.30-1 |
V |
3,5 |
1-1,5 |
T modificato |
3,5 |
1-1,5 |
MORE
Le cultivar semi erette sono allevate a cordone bilaterale sovrapposto preferibilmente doppio. La struttura portante è costituita da pali alti almeno 2,2 m fuori terra; su questi vengono tesi due fili posti rispettivamente ad un’altezza di 1 m e 1,8 m dal terreno. I fili di ferro zincati di uso corrente devono avere un diametro di almeno 3 mm. Sui pali si predispongono traversine o distanziatori in corrispondenza dei due fili portanti. I distanziatori, che possono essere di diverso materiale, devono avere, in questo caso, una larghezza minima di 40-60 cm. Tali supporti servono per collocare una doppia coppia di fili di nylon durante la fase produttiva, permettendo ai germogli laterali di adagiarsi, agevolando le fasi di raccolta ed evitando affastellamenti della vegetazione.
L’ altra forma di allevamento utilizzata è a controspalliera in cui i tralci possono essere disposti con modalità diversa:
- legando i polloni insieme verticalmente nell’anno di crescita vegetativa, sistemandoli poi lungo i fili laterali a varie altezze durante la fase produttiva, mentre i nuovi polloni cresceranno verticalmente al loro interno.
- legando già dal primo anno i polloni sui fili verso un lato, sistemando la fascia produttiva nel senso opposto
- legando i polloni al suolo nel primo anno e poi sistemandoli sui fili l’anno successivo
- nelle strutture senza fili legando i polloni al palo verticalmente e i tralci produttivi al palo successivo
L’impianto può essere realizzato con la messa a dimora di piantine di un anno (a radice nuda
o in pane di torba), che andranno in produzione dopo un anno di allevamento; oppure di piante ingrossate in vivaio, capaci di produrre già al primo anno. Il sesto d’impianto è di 2,5-3 m x 1,00-2,00 m, con un investimento di 150-250 piante ogni 1000 mq in modo da poter coprire 2 fi le con un tunnel leggero. Sulla fila si effettua la pacciamatura con tessuto intrecciato o nylon nero largo 1 metro, mentre si mantiene inerbito l’interfilare.
Il sistema di allevamento è a spalliera. In fase di allevamento si cerca di creare una pianta con 3-4 tralci, che andranno legati al fi lo di ferro ogni 20-30 cm. Similmente al lampone unifero si installa una struttura portasteli che sosterrà i germogli laterali in fase di maturazione dei frutti.
Forme di allevamento e sesti d'impianto (m) consigliati per MORE
SESTI IMPIANTO |
||
Cultivar |
Tra le file |
Sulla fila |
vigorose |
3 m |
1,5-2 m |
media vigoria |
2,5-3 m |
0,8-1 m |
Gestione della pianta e della fruttificazione
POTATURA
LAMPONI
Anche in questo caso è opportuno distinguere tra le due tipologie di varietà unifere e rifiorenti e nel secondo caso se si vuole avere due raccolti all’anno oppure uno solo. Per il lampone a raccolta continua, a fine inverno vanno tagliati a livello del suolo tutti i tralci che hanno prodotto. Quando i nuovi getti raggiungono i 30 cm di altezza, vanno diradati lasciandone 10 per metro lineare e poi lasciati liberi. Può eventualmente anche essere asportata la parte apicale dei tralci che hanno già prodotto, legandone la parte bassa a spalliera, in modo da creare competizione di spazio tra tralci e nuovi getti, per poi essere diradati. Per le varietà a raccolta estiva, eliminati a fine inverno i tralci produttivi, si procede a legare in numero di 6 per metro lineare i nuovi polloni alle spalliere. A primavera, infine, si procederà al diradamento lasciandone al max 8 per metro lineare.
Potatura lampone unifero
La potatura delle cultivar unifere si effettua alla fine dell’inverno, eliminando i tralci che hanno prodotto e diradando i polloni in modo da lasciarne 6/7 per metro lineare, scelti tra quelli di diametro non eccessivo (come una sigaretta) ben lignificati e vitali, cimandoli 10 cm sopra l’ultimo filo; sarebbe buona norma anticipare l’eliminazione dei tralci in estate alla fine della produzione, per consentire una maggiore illuminazione e aerazione dei polloni rimanenti. In primavera è raccomandabile il taglio dei polloni, per favorire la ricrescita di polloni dallo sviluppo più limitato, con minor diametro e minori fessure di crescita, più idonei a passare bene l’inverno. Tuttavia questa operazione va valutata attentamente in base alla vigoria dell’impianto e alla quota a cui è posto, evitando di ripeterla per troppi anni consecutivi ed effettuandola entro i primi di maggio nelle zone alte ed entro la metà dello stesso mese nelle altre zone, poiché si rischia di ottenere polloni non sufficienti in numero e qualità. Il taglio non va effettuato in periodi freddi e piovosi e deve essere seguito da una concimazione. Inoltre, intervenire quando i polloni sono troppo lunghi è causa di eccessivo stress per la pianta, perciò in impianti vigorosi posti in zone precoci è meglio intervenire due volte, la prima all’inizio di maggio e la seconda alla fine dello stesso mese.
Potatura lampone rifiorente
La potatura è molto semplice, e prevede il taglio a raso di tutta la vegetazione alla fine della stagione vegetativa, nel periodo autunnale. In primavera è possibile effettuare il taglio dei polloni, allo scopo di ritardare la produzione. Questa operazione indebolisce la coltura, perciò va valutata attentamente in funzione stato dell’impianto ed alla vigoria dei polloni: bisogna garantire un sufficiente numero e sviluppo dei polloni definitivi, in modo da ottenere una produzione soddisfacente. Occorre anche effettuare una potatura estiva di diradamento dei polloni allevati, con la quale essi verranno lasciati in numero non superiore a 8-10 per metro lineare
MORE
La potatura di formazione viene eseguita scegliendo il primo anno due polloni, preferibilmente vigorosi, che vengono cimati ad un’altezza variabile in base alla vigoria e legati al primo filo dell’impalcatura.
A questi polloni bisogna tagliare anche i rami laterali anticipati. Tutti gli altri germogli vengono eliminati. Il secondo anno, durante l’estate, si cimano i nuovi polloni al di sopra del secondo filo. Durante l’inverno si eliminano i vecchi polloni che hanno prodotto, mentre sui nuovi si opera una scelta dei migliori che vengono legati orizzontalmente ai fili. Dal terzo anno, con la pianta in piena produzione, nel corso dell’estate, a fine luglio, si cimano i polloni dell’anno, sopra il secondo filo, si eliminano i laterali anticipati fino ad un’altezza di 70 cm della pianta; quelli superiori vengono accorciati a 40-50 cm. A fine inverno si tagliano i tralci fruttiferi dell’anno precedente e si legano i nuovi polloni ai fili di sostegno. È’ raccomandabile mantenere per ogni pianta un numero di 6-8 polloni.
Fondamentale per l’ottenimento di una pianta produttiva è l’esecuzione della potatura verde. Essa può essere impostata in due modi:
- cimando il nuovo pollone a 3-4 foglie. Esso risponderà emettendo 2-3 rami anticipati poco vigorosi. Questi andranno cimati 50 cm sopra l’ultimo filo di ferro. Questa pratica consente di ottenere polloni equilibrati e non eccessivamente vigorosi (0,8-1,5 cm di diametro). Inoltre consente di risparmiare lavoro, evitando di passare nuovamente a speronare gli anticipati;
- cimando i polloni circa 50 cm sopra l’ultimo filo di ferro e tagliare a 3-5 gemme tutti gli anticipati emessi dal pollone. Questa tecnica si attua generalmente negli impianti con scarsa vigoria ed eventualmente nelle zone a ciclo vegetativo più breve.
In ambienti particolarmente caldi (come le zone di pianura), la prima cacciata di polloni viene generalmente eliminata e si pratica la cimatura a 4-5 foglie sulla seconda cacciata. Con la potatura invernale si procederà ad eliminare i tralci che hanno prodotto e a diradare i nuovi polloni, in modo da lasciarne 3-4 per pianta e avere un tralcio ogni 30-35 cm, scelti tra i più vigorosi e ben rivestiti di rami anticipati. Si cimeranno a 1,8-2,0 m di altezza ribattendo gli anticipati a 2-3 gemme. Spesso durante la stagione vegetativa dalle gemme di controcchio all’ascella degli anticipati si sviluppano altri germogli, filati (con gli internodi lunghi) per la scarsità di luce, ma anch’essi produttivi. Prima del risveglio vegetativo i polloni vanno legati ai fili di sostegno onde evitare che si spezzino ad opera del vento.
IMPOLLINAZIONE
LAMPONI
I fiori del lampone sono ermafroditi e autofertili. Quindi il polline è in grado di fecondare lo stesso fiore da cui proviene. Tuttavia il polline sembra molto attrattivo per le api e il contributo dei pronubi molto importante ai fini produttivi. Considerando che non sempre tutte le varietà sono completamente autofertile, l’impollinazione entomofila deve essere favorita, non escludendo che possa esserci la possibilità anche di trasporto anemofilo del polline. Sono consigliati circa 3 alveari per ogni ettaro da posizionare quando ci sono il 15% di fiori aperti.
MORE
Anche il rovo è una specie a fiore ermafrodita, autofertile. L’impollinazione è comunque prevalentemente entomofila. Come per il lampone le api sono molto attratte dal polline di questa specie. L’impiego quindi di alveari durante la fioritura contribuisce notevolmente a incrementare la produttività dell’impianto.
Fertilizzazione
Fertilità del suolo
La fertilità del suolo deve essere funzionale agli obiettivi produttivi e predisposta di conseguenza.
Premesso questo, occorre, previa analisi dei suoli, predisporre un piano di gestione della fertilità del suolo utilizzando come base Fert RER. L’obiettivo è quello di creare le condizioni agronomiche funzionali alla disponibilità degli elementi nutritivi assimilabili, tenendo conto delle dinamiche che ne influenzano la disponibilità in funzione delle matrici organiche utilizzate e delle colture intercalari e dei sovesci previsti a tale scopo. Il piano di gestione della fertilità deve necessariamente tener conto della precessione colturale per valutare la fertilità residua e della fertilità naturale del terreno evidenziata dalle analisi.
La coltivazione biologica deve utilizzare prevalentemente concimi organici che contengano i tre principali elementi della fertilità: azoto, fosforo e potassio oltre ad una serie di altri meso e micro elementi.
L’esigenza di apportare azoto determina la quantità di concimi organici che è necessario distribuire; le quantità di fosforo e di potassio sono conseguenti alle quantità distribuite per apportare azoto. Solo nel caso si debbano apportare quantità di fosforo e di potassio aggiuntive, queste possono essere distribuite attraverso fertilizzanti fosfatici e potassici di origine naturale.
Il calcolo delle esigenze è buona regola che sia basato sull’esecuzione di un bilancio che considera diverse voci fra cui la dotazione del terreno evidenziata tramite analisi, la precessione colturale ed eventuali residui della stessa, l’impiego di sovesci/ cover crops e le presumibili asportazioni legate ai livelli produttivi.
In alternativa all’esecuzione del bilancio si possono distribuire i fertilizzanti nelle quantità predefinite sulla base della dotazione del terreno e di alcune variabili come indicato nelle tabelle degli allegati 1 e 2 riferite rispettivamente alla concimazione azotata e fosfo-potassica.
Si consiglia di preferire l’interramento dei residui delle coltivazioni di graminacee rispetto all’asportazione. Si consiglia la distribuzione di ammendanti al terreno al momento della aratura o della lavorazione più profonda. Concimi organici commerciali possono essere distribuiti anche in occasione della preparazione del letto di semina a condizione che si conoscano i tempi di rilascio dell’azoto. Infine una quota di concimi organici deve essere distribuita dopo il trapianto per garantire l’apporto di nutrienti durante tutto il ciclo. In questo caso è preferibile l’apporto tramite fertirrigazione.
Per quanto riguarda i concimi, ammendanti e nutrienti, l’elenco di matrici presenti in Allegato II del Reg. UE 1165/2021 e successive modifiche, viene integrato a livello nazionale dall’Allegato 13 (Elenco dei fertilizzanti idonei all’agricoltura biologica) del Dlgs. 75/2010 e successive modifiche.
Prima di distribuirle occorre conoscere il contenuto in azoto, fosforo e potassio e possibilmente anche il contenuto di altri macro e microelementi.
Irrigazione
L’irrigazione è fondamentale per garantire il regolare sviluppo della coltura.
Irrinet
Irrinet è il servizio irrigazione realizzato dal CER, a disposizione di tutte le aziende agricole dell'Emilia Romagna. È un servizio gratuito che fornisce consigli irrigui sul momento di intervento e sui volumi da impiegare per ottenere un prodotto di qualità risparmiando risorse idriche. Si basa sul metodo del Bilancio Idrico che viene calcolato ogni giorno con:
- i dati meteorologici forniti in tempo reale dall'Arpa-Simc (Servizio IdroMeteoClima);
- i dati pedologici forniti dal Servizio Geologico Sismico e dei Suoli della RER;
- i dati di falda della rete di rilievo del Servizio Sviluppo Sistema Agroalimentare della RER elaborati da CER.
Il servizio è disponibile previa registrazione al seguente indirizzo:
Gestione del suolo e controllo delle infestanti
LAVORAZIONI
I lavori di sistemazione e preparazione del suolo all’impianto devono essere eseguiti con gli obiettivi di salvaguardare e migliorare la fertilità del suolo evitando fenomeni erosivi e di degrado e vanno definiti in funzione della tipologia del suolo, delle colture interessate, della giacitura, dei rischi di erosione e delle condizioni climatiche dell’area. Devono inoltre contribuire a mantenere la struttura, favorendo un’elevata biodiversità della microflora e della microfauna del suolo ed una riduzione dei fenomeni di compattamento, consentendo l’allontanamento delle acque meteoriche in eccesso. A questo scopo dovrebbero essere utilizzati, se disponibili, gli strumenti cartografici in campo pedologico. Gli eventuali interventi di correzione e di fertilizzazione di fondo devono essere eseguiti nel rispetto dei principi stabiliti al capitolo della fertilizzazione. Quando la preparazione del suolo comporta tecniche di lavorazione di particolare rilievo sull’agroambiente naturale come lo scasso, il movimento terra, la macinazione di substrati geologici, le rippature profonde, ecc., queste operazioni devono essere attentamente valutate oltre che nel rispetto del territorio anche della fertilità, al fine di individuare gli eventuali interventi ammendanti e correttivi necessari.
LAMPONI
Nelle nostre aree il periodo migliore per la messa a dimora è l’autunno inoltrato, con un’aratura del terreno a 40 cm di profondità effettuata nell’ estate precedente, seguita da una buona concimazione di fondo. Particolare attenzione deve essere riservata alla profondità di impianto, che deve rimanere al massimo intorno ai 13 cm non compromettendo, in questo modo, la formazione di nuovi germogli dall’apparato radicale.
In primavera viene generalmente eseguita una lavorazione superficiale, con predisposizione di drenaggi laterali. Per il lampone rifiorente è utile la pacciamatura, preferibilmente con materiale biodegradabile; per l’unifero, che presenta uno sviluppo radicale maggiore rispetto al rifiorente, il controllo delle infestanti viene eseguito con lavorazioni del terreno.
MORE
Al centro sud, a protezione della coltura da agenti climatici e per il controllo dei parassiti, è buona pratica l’utilizzo di tunnel coperti ad inizio fioritura.
Una leggera aratura con interramento di letame maturo ed una concimazione di fondo costituiscono le operazioni preliminari. Successivamente occorre affinare il terreno, squadrarlo, stendere le ali gocciolanti, pacciamare ed effettuare un foro di 20 cm nel tessuto.
Negli appezzamenti con pendenza media superiore al 30%, all’impianto sono ammesse soltanto le lavorazioni puntuali o altre lavorazioni finalizzate soltanto all’asportazione dei residui dell’impianto arboreo precedente. Nella gestione ordinaria è obbligatorio l’inerbimento, inteso anche come vegetazione spontanea gestita con sfalci.
Negli appezzamenti con pendenza compresa tra il 10 ed il 30% sono consentite anche lavorazioni ad una profondità massima di 30 cm, ad eccezione delle rippature per le quali non si applica questa limitazione.
Copertura vegetale dei suoli
In agricoltura biologica la gestione del suolo è fondamentale, in quanto risulta connessa con il contenuto in sostanza organica, il grado di umificazione, con l’equilibrio vegeto-produttivo delle piante e la tempestività nell’effettuare i trattamenti per la difesa. Negli impianti che hanno finito la fase di allevamento la pratica dell’inerbimento permanente, con essenze erbacee che coprano l’intero arco dell’anno è pratica ormai diffusa; questo consente di ottenere una buona presenza di insetti utili e, se ben gestito, di creare un ambiente ideale per la vita delle radici. La copertura vegetale dei suoli dovrà essere gestita con concetti di integrazione di specie funzionali a:
- massima captazione dell’energia solare per favorire il sequestro del carbonio in quanto elemento principale della fertilità;
- regolazione della riduzione della lisciviazione dell’azoto con graminacee autunnali;
- competizione nella disponibilità di azoto nelle situazioni di eccessi vegetativi;
- arricchimento di azoto in situazioni di carenza con leguminose;
- miglioramento della struttura del suolo e riduzione del compattamento derivante dalla necessita di passaggi ripetuti in condizione di suoli saturi di acqua con specie ad apparato radicale espanso e/o profondo;
- favorire l’arieggiamento dei suoli e la migrazione di elementi della fertilità negli strati di maggiore attività radicale delle specie coltivate con specie ad apparato radicale profondo;
- organicare fosforo insolubile, in condizione di scarsa o insufficiente dotazione, con specie idonee;
- migliorare la struttura in modo che la disponibilità di carbonio sequestrato contribuisca ad un habitat favorevole all’entomofauna utile e ne favorisca la trasformazione in Humus stabile. Condizioni indispensabili per il miglioramento della fertilità e gestione della stanchezza dei suoli.
Per favorire la continua presenza di insetti utili e lo sviluppo radicale delle radici delle essenze erbacee è molto importante effettuare gli sfalci del cotico in epoca tardiva (almeno in primavera) ed anche a file alterne, agevolando la ricolonizzazione del cotico da parte degli organismi utili presenti nella parte non trinciata prima di passare nelle file rimaste.
Gestione dei parassiti e delle malattie delle piante
Misure preventive
In coltivazione biologica il ricorso alle sostanze attive avviene solo nei casi in cui le misure preventive non consentano di proteggere adeguatamente la coltura da parassiti e malattie. Il piano di rotazione, di gestione del terreno e l’infrastrutturazione ecologica dell’azienda e degli appezzamenti coltivati deve tenere conto anche della necessità di evitare pressione eccessiva dei parassiti e dei patogeni.
La difesa diretta dalle patologie fungine, in agricoltura biologica, prevede l’impiego di prodotti che esercitano un’azione di copertura, impedendo l’insediarsi del patogeno al momento del suo arrivo sulla superfice fogliare, per esplicare il loro effetto devono quindi essere presenti sulla pianta prima che si verifichino le condizioni predisponenti la malattia.
Le sostanze attive, le sostanze di base ed i corroboranti con funzione di induttori di resistenza o di colonizzatori dell’ambiente (microorganismi) devono essere utilizzati con congruo anticipo per permettere alle piante di attivare le loro difese immunitarie o per permettere ai microorganismi di colonizzare la superfice dei vegetali.
La difesa diretta dai parassiti animali quali insetti ed acari prevede l’impiego di formulati commerciali che non sono dotati di lunga persistenza né di proprietà sistemiche (penetrazione nel sistema linfatico della pianta), per sfruttarne al meglio l’efficacia è quindi necessario che i prodotti di contatto colpiscano il bersaglio, mentre i prodotti che agiscono per ingestione devono essere distribuiti alla prima comparsa delle forme giovanili dell’insetto.
Le modalità di impiego dei prodotti fitosanitari
É ammesso l'uso delle sole sostanze attive autorizzate in agricoltura biologica ed elencate in Allegato I Reg. UE 1165/21, purché nel rispetto delle condizioni di uso specificate nell'allegato del Reg. (UE) n. 540/2011 (Reg. UE 1107/09). Per l’indicazione in relazione alla tipologia di avversità si rimanda alla scheda per la difesa fitosanitaria.
Uso del rame in agricoltura biologica
Sono ammessi composti del rame sotto forma di idrossido di rame, ossicloruro di rame, ossido di rame, poltiglia bordolese e solfato di rame tribasico.
La recente revisione europea del rame (Reg. UE 1981/18) ha modificato i massimali ammessi secondo quanto segue: sono autorizzati esclusivamente gli impieghi che comportano un'applicazione totale non superiore a 28 kg di rame per ettaro nell'arco di 7 anni.
Modalità di distribuzione dei prodotti fitosanitari
Il controllo e la regolazione delle irroratrici devono essere eseguiti presso i Centri autorizzati dalla Regione ai sensi della Deliberazione della Giunta Regionale n.1862/2016.
Le aziende agricole in produzione biologica che applicano la Misura 11 del PSR 2014-20 e la Misura 214 – Azione 2 del PSR 2007-13, devono sottoporre le attrezzature aziendali per la distribuzione dei fitofarmaci, al controllo funzionale ed alla regolazione strumentale volontaria (“regolazione strumentale”), come definito dalla Delibera della Giunta Regionale n.1862/2016.
Per le aziende che aderiscono allo SRA29 a partire dal 1/1/2023 l’obbligo della regolazione delle irroratrici non è più in vigore; nonostante questa indicazione la regolazione delle irroratrici è fortemente consigliata. L’obbligo della regolazione permane per le aziende aderenti alla SRA19 – Azione 1.
Nota: sulla base di disposizioni assunte a livello regionale, si segnala che il collaudo dell’irroratrice dopo scadenza dell’attestato di conformità può essere rimandato a condizione che le previste operazioni di controllo funzionale e regolazione strumentale risultino attuate prima di qualsiasi trattamento eseguito successivamente alla scadenza dell’attestato stesso.
Ne deriva che nessun trattamento fitosanitario può essere eseguito con attestato di conformità scaduto.
Centri autorizzati dalla Regione ai sensi della Delibera della Giunta Regionale n.1862/2016.
Modelli previsionali
In Emilia Romagna è attivo un Servizio di previsione e avvertimento per le avversità delle piante che fornisce a tutte le aziende agricole le indicazioni sui momenti più opportuni per eseguire gli interventi di difesa. Il Servizio utilizza modelli previsionali matematici che, attraverso l'elaborazione di dati meteorologici, sono in grado di simulare giornalmente lo sviluppo di alcuni insetti fitofagi e malattie infettive. Le informazioni coprono tutto il territorio regionale su una griglia regolare di 5 x 5 Km. I risultati delle elaborazioni sono utilizzati per definire i consigli di difesa presenti nei bollettini settimanali di produzione biologica.
I modelli disponibili per gli insetti sono in grado di descrivere la risposta della specie alla temperatura e forniscono curve di distribuzione di uova, larve, pupe e adulti per le diverse generazioni di ciascuna specie. Vengono utilizzati per individuare con la massima precisione il momento più corretto per posizionare i prodotti fitosanitari, gli erogatori per la confusione sessuale e le trappole per il monitoraggio.
I modelli previsionali per funghi e batteri prevedono, a seconda della tipologia, il rischio di comparsa o lo sviluppo epidemico di una determinata malattia infettiva sulla base dei parametri meteorologici che ne condizionano lo sviluppo. L’informazione ottenuta permette di adattare la strategia di intervento ed ottenere così la massima efficacia delle sostanze attive impiegate. I risultati delle elaborazioni possono venir integrati con i rilievi periodici dello stato fitosanitario della coltura su campi spia non trattati che manifestano con anticipo gli eventuali sintomi della malattia, oppure utilizzando captaspore per quantificare la presenza di spore fungine.
Reti antinsetto
La globalizzazione ha portato alla recente introduzione nel nostro territorio di insetti alieni particolarmente dannosi e difficili da controllare anche con una puntuale difesa chimica, come il moscerino della frutta (Drosophyla suzukii) e la cimice asiatica (Haliomorpha halys).
Su more e lampone Drosophyla suzukii rappresenta la problematica principale con danni che possono interessare l’intera produzione. L’unico sistema attualmente valido di lotta contro questo insetto consiste nell’impedire che esso giunga fisicamente a contatto con le piante: l’installazione di reti antinsetto, a maglia sottile (1,00 × 1,40 mm) necessarie viste le piccole dimensioni di questo moscerino, rappresenta un mezzo altamente efficace anche se in alcuni areali (es. zone particolarmente ventose) risulta di difficile applicazione.
Le reti consentono una protezione importante anche nei confronti di altri insetti (cimici e lepidotteri in particolare), di uccelli e nei confronti di eventi atmosferici avversi (es. grandinate).
Raccolta
LAMPONE
Modalità
Varia in funzione della destinazione. Se per il consumo fresco, vanno raccolti e conservati in frigorifero a 12° se x 1 g, a 8° se x 2gg, a 0° se per 6 gg, evitando differenze superiori a 8° tra temperatura frigo ed ambiente, le quali possono generare muffe nei frutti se tale esposizione raggiunge le 20 ore. Per la trasformazione, i frutti vanno raccolti a maturazione piena, congelati a -20° C, in contenitori di vario formato, e confezionati poi in sacchetti di polietilene.
MORE
Modalità
La resa della raccolta manuale è di circa 6-8 Kg all’ora per addetto. Gli intervalli tra gli stacchi devono essere di 3-4 giorni, per assicurare una buona conservabilità del prodotto. L’individuazione dell’epoca ottimale dello stacco è legata alla facilità di rimozione del pedicello dal frutto più che alla colorazione della bacca in relazione alla varietà. Come per il lampone anche per la mora il raffreddamento immediato dei frutti assicura un netto miglioramento della conservabilità del prodotto.
Scheda per la difesa fitosanitaria
Misure preventive
- evitare eccessi di vigoria;
- introdurre materiale di potatura proveniente da frutteti con elevate popolazioni di predatori;
- effettuare concimazioni equilibrate;
- proteggere gli antagonisti naturali.
Antagonisti naturali
Acari fitoseidi e stigmeidi, coleottero coccinellide (Stethorus punctillum), crisope, Orius spp.
Misure preventive
- evitare eccessi di vigoria;
- introdurre materiale di potatura proveniente da frutteti con elevate popolazioni di predatori;
- effettuare concimazioni equilibrate;
- proteggere gli antagonisti naturali.
Antagonisti naturali
Acari fitoseidi e stigmeidi, coleottero coccinellide (Stethorus punctillum), crisope, Orius spp.
Principi fitosanitari e sostanze di base
Lampone e Mora:
Olio minerale
Sali di potassio degli acidi grassi
Zolfo
Olio essenziale di arancio dolce
Note
Soglia di intervento:
90% di foglie occupate dal fitofago.
Prima di trattare verificare la presenza di predatori
(indicativamente un individuo di Stethorus punctillum ogni 2-3 foglie è sufficiente a far regredire l'infestazione)
Principi fitosanitari e sostanze di base
Lampone e Mora:
Piretrine
Misure preventive
eliminare i polloni
Principi fitosanitari e sostanze di base
Lampone
Spinosad
Principi fitosanitari e sostanze di base
Lampone e Mora:
Piretrine
Spinosad
Principi fitosanitari e sostanze di base
Lampone e Mora:
Olio essenziale di arancio dolce
Principi fitosanitari e sostanze di base
Lampone e Mora:
Bacillus thuringensis
Spinosad
Principi fitosanitari e sostanze di base
Lampone e Mora:
Fosfato ferrico
Monitoraggio e modelli
Monitorare la presenza dell’insetto e di eventuali predatori con controlli visivi
Antagonisti naturali
antocoridi
Principi fitosanitari e sostanze di base
Lampone e Mora:
Olio essenziale di arancio dolce
Note
Intervenire solo in caso di un elevata infestazione. Non effettuare trattamenti in presenza di predatori (es. antocoridi)
Principi fitosanitari e sostanze di base
Lampone e Mora:
Piretrine
Monitoraggio e modelli
Monitorare la presenza dell’insetto e di eventuali predatori con controlli visivi
Antagonisti naturali
coccinellidi
Principi fitosanitari e sostanze di base
Lampone e Mora:
Piretrine
Note
Intervenire solo in caso di un elevata infestazione. Non effettuare trattamenti in presenza di predatori (es. coccinellidi)
Monitoraggio e modelli
Trappole per monitoraggio a feromoni di aggregazione
Principi fitosanitari e sostanze di base
Lampone e Mora:
Piretrine
Note
Eseguire un monitoraggio visivo controllando la presenza di adulti, ovature e forme giovanili, su foglie e frutti (meglio nelle prime ore del mattino quando la cimice risulta meno mobile).
Eseguire un monitoraggio con trappole a feromoni di aggregazione da ispezionare periodicamente. Installare le trappole sui bordi dell’appezzamento, a distanza di almeno 20-30 m tra loro. Le trappole possono comportare l’incremento delle popolazioni e dei danni nel raggio di azione del feromone (circa 6/8 metri).
Consigliata l’installazione di reti antinsetto. Molto efficaci anche nella protezione da altri insetti (lepidotteri e ditteri) e a danni da grandine
Monitoraggio e modelli
Utilizzare trappole attrattive alimentari per monitorare la presenza dell’insetto
Principi fitosanitari e sostanze di base
Lampone e Mora:
Spinosad
Piretrine
Proteine idrolizzate pure
Note
Consigliata l’installazione di reti antinsetto a maglia sottile (1,00 × 1,40 mm). Molto efficaci anche nella protezione da altri insetti (come cimici e lepidotteri) e a danni da grandine
Principi fitosanitari e sostanze di base
Lampone e Mora:
Olio essenziale di arancio dolce
Zolfo
Misure preventive
- Effettuare un trattamento preventivo sui giovani polloni
- Preferire varietà tolleranti.
- A fine raccolta eliminare i tralci che hanno fruttificato per favorire l’arieggiamento
Principi fitosanitari e sostanze di base
Mora: Composti rameici
Principi fitosanitari e sostanze di base
Composti rameici
Misure preventive
a. Dopo la raccolta eliminare i tralci che hanno fruttificato per favorire l’arieggiamento e ridurre i nuovi polloni
Principi fitosanitari e sostanze di base
Lampone: Composti rameici
Misure preventive
- Effettuare un trattamento preventivo sui giovani polloni
- Preferire varietà tolleranti.
- A fine raccolta eliminare i tralci che hanno fruttificato per favorire l’arieggiamento
Principi fitosanitari e sostanze di base
Mora: composti rameici
Misure preventive
- adottare le coperture antipioggia dalla fioritura alla raccolta.
- adottare un’adeguata densità dei tralci.
- effettuare interventi di potatura verde per favorire l’arieggiamento.
Principi fitosanitari e sostanze di base
Mora: composti rameici
Note
Trattamenti primaverili estivi ed autunnali.
Misure preventive
- Evitare eccessi di azoto
- Razionalizzare l’irrigazione e la concimazione per la traslocazione degli elementi nutritivi, in particolare il potassio.
Principi fitosanitari e sostanze di base
Lampone e Mora:
Bacillus amyloliquefaciens SBT plantarum;
Bacillus subtilis ceppo qst 713;
Bicarbonato di potassio;
Metschikowia fructicola ceppo NRRL Y-27328
Composti rameici
Sachcaromyces cerevisiae LAS02
Principi fitosanitari e sostanze di base
Lampone e Mora:
Bacillus amyloliquefaciens SBT plantarum;
Bicarbonato di potassio;
Olio di arancio;
Zolfo
Misure preventive
- Effettuare un trattamento preventivo sui giovani polloni
- Preferire varietà tolleranti.
- A fine raccolta eliminare i tralci che hanno fruttificato per favorire l'arieggiamento
Principi fitosanitari e sostanze di base
Lampone e Mora: composti rameici
Misure preventive
- Eliminare tralci e polloni con frutti deformati
- Utilizzare materiale vivaistico sano